L’eventuale formazione di una commissione parlamentare ad hoc che si occupi dell’inchiesta sul presunto dossieraggio, “non serve”.
Lo dichiara a La Verità Tommaso Foti, presidente del gruppo Fratelli d’Italia alla Camera. La richiesta è arrivata anche dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, dalla Lega, da Italia Viva ed è sostenuta anche dal ministro della Difesa Guido Crosetto.
Foti invece, non è d’accordo, ma allo stesso tempo dichiara che “nessuno frena alcunché”. Il motivo è che “tutte le disfunzioni che si sono verificate fino a questo momento, tutte le questioni che sono sul tappeto e che sono oggetto di indagine ad esempio della Procura della Repubblica di Perugia investono, per quanto riguarda la parte dei servitori dello Stato, la Direzione nazionale antimafia. Non si vede la ragione per la quale, essendovi una Commissione antimafia, questa non debba agire su quelle che sono le competenze che una legge dello Stato le affida”.
Una nuova commissione quindi, non serve secondo Foti perché a fare chiarezza sulla vicenda ci penserà la Commissione parlamentare antimafia che ha già avviato i lavori.
Mandanti dietro Striano?
Il deputato espone i suoi dubbi sul fatto che Pasquale Striano, indagato principale dell’inchiesta della Procura di Perugia, abbia agito da solo: “Un numero di accessi tale, con lo scarico di 50mila file, possono vedere la presenza di una persona sola curiosa al punto di mettere la sua attenzione su 10mila persone? È evidente che no”.
Nell’intervista alla verità, Foti dichiara che dietro il luogotenente delle Fiamme Gialle ci siano dei mandanti: “Penso che ci sia un quadro ben preciso di mandanti che avevano delle ben precise finalità”.
E ancora: “I rapporti coi giornali risulta che ci siano stati ma viene fuori qualcosa di più rilevante. Il dottor Cantone parla ad esempio del mercato delle Sos. Un mercato presuppone che anche in questo ambito vi sia non vi sia il disegno di una persona sola”.
L’altro dubbio di Foti: “Emerge chiaramente dalle audizioni che anche dopo lo spostamento del dottor Striano da quel settore risultano accessi, con notizie pubblicate che non possono che provenire da lì. Allora il discorso si allarga”.
Infine, secondo il deputato non è un caso che siano stati controllati i dati dei politici durante la formazione del governo e le elezioni politiche: “Può essere curiosità che una serie di accesso vengono fatti nei giorni precedenti alle elezioni politiche e alla formazione del governo Meloni? Penso che un indizio è un indizio, una serie di indizi diventano una prova”.
“Materiale sequestrato mesi dopo avviso di garanzia: c’è stato tempo per far sparire qualcosa”
A La Verità, Foti ricorda che il materiale di Striano è stato sequestrato mesi dopo l’avviso di garanzia e che in questo periodo ci potrebbe essere stato il tempo necessario per far sparire qualcosa: “La Procura di Roma inizia le indagini, manda l’avviso di garanzia a Striano, ma lo interroga due mesi dopo. Non solo: il decreto di sequestro del materiale in possesso di Striano è di un mese dopo l’interrogatorio. Quando avviene il sequestro quindi, con tutta probabilità, molta parte del materiale è stato distrutto, tanto è vero che risultano ad esempio delle chat tra Striano e alcuni giornalisti coinvolti, ma le chat stesse sono vuote. Non si trova il documento trasmesso o che poteva essere trasmesso”.