“La libertà dalla guerra non è un dono dal cielo. Va conquistata e difesa”.
Sono le parole di Marco Tronchetti Provera, il numero uno di Pirelli, in un’intervista a il Giornale: “Non ho mai vissuto una situazione a rischio come quella attuale. Temo si possa arrivare a compromettere le tutele conquistate con fatica nel secolo breve”.
L’Europa e i rapporti con la Cina
Il ruolo di Confindustria, aggiunge, dovrebbe essere cercare di capire cosa accade a Bruxelles e come poter interagire con il governo, le istituzioni e le altre associazioni industriali europee: “L’Europa ha perso competitività nei confronti di Cina e Stati Uniti anche perché abbiamo un serio problema di approvvigionamenti delle materie prime e siamo fortemente carenti sul fronte delle nuove tecnologie, in particolare in rema di intelligenza artificiale”.
Per questa ragione, spiega Tronchetti, è necessario interloquire perché tutti portino un loro contributo. Tra gli interlocutori dovrà esserci anche la Cina: “Purché gestito nel rispetto delle regole europee, ogni investimento cinese è benvenuto”.
Il numero uno di Pirelli interviene anche sulle elezioni europee, che saranno importanti per il futuro dell’Unione: “Quale sia lo schieramento politico che prevarrà, mi aspetto che si prenda atto di uno scenario globale che noi stiamo subendo e sul quale non possiamo incidere. Basta vedere il nostro ruolo di fronte alle due guerre che si stanno combattendo sull’uscio di casa”.
Com’è cambiato lo scenario dalla caduta del Muro di Berlino
Tronchetti parla di uno scenario mutato: “In questi anni abbiamo avuto la fortuna di vivere sotto l’ombrello americano e non abbiamo colto che con la caduta del muro di Berlino non era finita la storia, ma ne era iniziata una nuova”. Il valore dell’Europa stava cambiando perché anche lo scenario stava cambiando.
E adesso, spiega, “non ho mai vissuto una situazione come quella attuale. La debolezza dell’Europa, il non completamento dell’integrazione, temo possano arrivare a compromettere le tutele conquistate con fatica nel secolo breve, minando alla base una storia di democrazia, che è un patrimonio universale”.
Riccardo Molinari: “Noi filo-Putin? Contano i voti in Aula”
Sui venti di guerra interviene, sempre su il Giornale, anche Riccardo Molinari, a due giorni dalla sfiducia di Matteo Salvini: “Noi filo Putin? Contano i voti in Aula”.
“L’opposizione ha commesso un grande errore. Volevano dimostrare le contraddizioni della maggioranza e hanno fatto emergere quelle del campo largo”, si difende il leghista, dopo la bocciatura della mozione di sfiducia al leader della Lega.
Molinari ritorna anche sulle accuse di essere filo-russi: “La Lega ha sempre votato a favore dell’aiuto all’Ucraina contro l’aggressione russa”, e aggiunge: “Il centrodestra può dividersi su questioni contingenti, ma sui grandi valori si ritrova sempre”.
L’accordo tra Lega e il partito di Putin: “Mai avuto dubbi sulla difesa del diritto internazionale”
Nell’intervista a il Giornale, Riccardo Molinari ritorna sull’accordo con il partito di Putin risalente al 2017: “L’accordo è del 2017. Tutti i Paesi europei cercavano di normalizzare i rapporti per ragioni economiche, tanche che nel 2018 la Russia rientra nel Consiglio d’Europa. Quando c’è stata l’aggressione all’Ucraina è caduto il prerequisito dell’accordo, ovvero l’esistenza delle relazioni bilaterali tra i due Paesi. Non abbiamo mai avuto dubbi sulla difesa del diritto internazionale. Forse avremmo dovuto dirlo in maniera più chiara, ma contano i fatti e i voti parlamentari”.
Negli ultimi giorni il dibattito sulle guerre si è spostato anche nelle Università. Alcuni Atenei infatti hanno chiesto di fermare i bandi di ricerca con Israele. La proposta ha scatenato molte polemiche anche politiche, a partire dalla ministra dell’Università.
Letizia Moratti: “Boicottare le università israeliane allontana la pace”
In un’intervista a Il Foglio, è intervenuta anche Letizia Moratti (FI): “Boicottare le università israeliane è sbagliato – ha dichiarato l’ex ministra – allontana la pace”.
“L’università è e deve essere uno strumento di pace. Il boicottaggio non è una soluzione e la ricerca non può diventare terreno di scontro. Tanto più in un contesto così delicato, segnato da conflitti e tensioni”.
Moratti aggiunge: “Le Università hanno sempre collaborato anche con Stati dove ci sono regimi e dittature, credo che la ricerca scientifica non abbia nulla a che vedere con le prese di posizione tra due parti in conflitto e debba rimanere neutrale”.