La situazione tra Iran e Israele diventa sempre più incandescente dopo l’attacco diretto che Teheran ha sferrato a Tel Aviv sabato scorso.
Netanyahu sta preparando una risposta al blitz con i droni: “Abbiamo il diritto di difenderci”, ha dichiara di fronte ai ministri degli Esteri di Germania e Regno Unito. Dal canto suo l’Iran ha evacuato le basi militari in Siria e ha minacciato di utilizzare i caccia multiruolo steath, Sukhoi Su-57, di fabbricazione russa.
Intanto si è infiammato il fronte del Libano, dopo che razzi di Hezbollah sono stati lanciati sulla Galilea, causando 13 feriti. Al termine della riunione dei ministri del G7 a Capri, arriva la voce unanime: evitare l’escalation.
Ai nostri microfoni, l’analisi del politologo Francesco Di Nisio, presidente dell’Associazione italiana dottori in scienze politiche (Aidosp).
Dottor Di Nisio, Israele si difenderà dall’attacco dell’Iran di sabato 13 aprile.
“Ovviamente Israele farà la sua controazione. All’inizio della vicenda, dopo l’attacco terroristico di Hamas, mai ci saremmo aspettati un’azione di guerra. Doveva essere un’azione di polizia come risposta all’attentato. Gli alleati hanno cercato di dissuadere il primo ministro Benjamin Netanyahu, ma lui non sentiva nessuno. È andato avanti per la sua strada fino ad ottenere quasi 34mila morti e 76mila feriti in una piccola striscia di terra, Gaza. C’è stata una ecatombe ingiustificata per un attacco terroristico, seppur atroce, che pretendeva una risposta”.
Pensa che possa avere la stessa reazione spropositata nei confronti dell’Iran?
“L’Iran si aspetta il contrattacco. In questo momento stanno intervenendo altri attori mondiali. Gli Usa dicono che sarà limitato, ma dovrebbe parlare Netanyahu e quell oche ha detto finora è abbastanza preoccupante. Ha dichiarato che proteggerà la sua terra dai terroristi di Hamas che volevano sradicare il suo popolo. Che vanno sradicati ed ha aggiunto: “Approfondiremo le nostre radici”. Credo che Netanyahu voglia far capire alla comunità internazionale che non ci sia più spazio di manovre per un accordo. Userà il potere fino alla fine”.
Quando finirà?
“Non credo che la fine arriverà a breve. E non credo che essa sarà solo a vantaggio di Israele. Non lo dico tanto per dire: credo che questo conflitto tra Israele, Hamas e Iran e quello tra Russia e Ucraina possano dare il via alla terza guerra mondiale. La possibilità è sempre più vicina. Altri Paesi cominciano a parlare di armi sconosciute a Israele. Le minacce non sono campate in aria”.
L’Iran dovrebbe terminare la costruzione della bomba atomica.
“Spero che ci sia un ripensamento da entrambe le parti. Le azioni e le controazioni che determinano l’escalation appaiono sempre giustificate dai punti di vista dei diversi attori. E sempre, per chi subisce, il perso del contrattacco con è proporzionato. Ognuno ha le sue verità. Ma nessuno ha ragione: bisogna che capiscano. E la comunità internazionale dovrebbe fare di più con la sua diplomazia per imporre i giusti accordi sia tra Russia e Ucraina sia tra Israele, Palestina e Iran”.
Imporsi, dice…
“Gli Usa parlano per se stessi. La comunità internazionale invece, si limita a registrare il disastro della guerra, con il bilancio delle donne e dei bambini uccisi. Ma fare appello alla pace fa parte della missione del Papa. La comunità internazionale deve imporsi con la diplomazia e tutti dovremmo cominciare a pensare che dovrebbe anche avere maggiori poteri esecutivi. Dovrebbe essere organizzata meglio, anche militarmente, con alleanze tra i Paesi che vogliono farne parte. Questa ipotesi ad oggi non è stata neppure avanzata. Serve un organismo mondiale che prevenga, anche con la forza, dove serve. Altrimenti resteremo sempre sotto scacco delle superpotenze”.