L’ONU ha emesso i dati statistici sullo spreco alimentare nel 2022, evidenziando un netto peggioramento rispetto agli anni precedenti
Fin da piccoli partiamo dagli insegnamenti dei nostri genitori sull’importanza di non sprecare il cibo. Mangiare tutto e non buttare via niente è uno dei comportamenti più preziosi, e indirettamente, rispettosi nei confronti di chi è meno fortunato. Sono quelle parole e quei fatti che negli anni ci hanno permesso di apprezzare quel che abbiamo nel nostro piatto. Tuttavia, pur sapendolo, non sempre abbiamo dimostrato di comportarci coerentemente. Le ultime stime riportate dall’ONU – l’Organizzazione delle Nazioni Unite – rivelano numeri che sono terrificanti, decretando uno spreco di cibo che ha raggiunto picchi a cui raramente era arrivato in precedenza.
Secondo il Food Waste Index Report, del Programma ambientale delle Nazioni Unite, dei 1,05 miliardi di tonnellate di rifiuti alimentari circa il 60% proviene dalle famiglie. Solo rispettivamente il 29% e il 12% della responsabilità deriva, invece, dai settori dei servizi di ristorazione e della vendita al dettaglio. Questo rapporto, pubblicato lo scorso marzo, nasce da una raccolta dati più larga e approfondita, strettamente legata al piano di dimezzamento degli sprechi alimentari che dovrebbe arrivare a compimento entro il 2030. Le statistiche, però, registrano un netto peggioramento rispetto al precedente del 2019 (931 milioni di tonnellate di rifiuti) e quello più recente del 2021, quando i progressi sembravano concreti, seppur altalenanti.
Un danno anche per il clima
A rendere più evidente lo spreco sono le statistiche sulla media di un singolo cittadino. Ogni persona, infatti, butta più o meno 79 chilogrammi di cibo all’anno. L’equivalente di 1,3 pasti al giorno per le persone nel mondo colpite dalla fame. In merito a quest’ultimo tema, la ricerca dimostra come, mentre i due terzi della popolazione mondiale getta serenamente quantità ingenti di cibo, il restante terzo, quindi il 29,6%, si trova ancora ad affrontare l’insicurezza alimentare. Come se non bastasse, questa attitudine causa danni anche al clima e di logica conseguenza all’ambiente in cui viviamo. Dati recenti hanno dimostrato che la perdita e lo spreco alimentare generano dall’8 al 10% delle emissioni globali annuali di gas serra.
Quasi cinque volte il livello del settore aereo. Il direttore esecutivo dell’UNEP, Inger Andersen, ha esternato in un comunicato stampa tutta la propria preoccupazione: “Non solo si tratta di un grave problema di sviluppo, ma gli impatti di tali rifiuti inutili stanno causando costi sostanziali al clima e alla natura“. In questo senso le Nazioni del G20 sono chiamate a intervenire a prosi come esempio globale. Elevandosi come guida nella cooperazione internazionale e nello sviluppo delle politiche per raggiungere l’obiettivo – comìè scritto anche nel rapporto dell’ONU – possono condividere le loro competenze con i paesi che hanno appena iniziato ad affrontare la questione.