All’ospedale Gaslini è stato effettuato l’intervento, raccontato a TgCom 24 da Andrea Moscatelli, direttore della Terapia intensiva neonatale e pediatrica
È stata dimessa E.H., bambina di origine palestinese di soli 13 mesi, affetta dalla gravissima tetralogia di Fallot e che negli scorsi giorni è stata sottoposta a un intervento salvavita presso l’ospedale Gaslini di Genova. L’operazione prevedeva una di ricostruzione del cuore ed è stata possibile grazie al supporto di una missione umanitaria coordinata dalla Presidenza del Consiglio, i ministeri degli Esteri, della Salute e della Difesa.
La bimba è arrivata in Italia lo scorso 11 marzo, grazie al contributo dell’Aeronautica militare e a un team di medici specializzati. Il 19 dello stesso mese, il dottor Roberto Formigari ha eseguito una conferma diagnostica e dilatazione dello stent, ottenendo una stabilizzazione delle condizioni cliniche.
Le sue condizioni erano gravi. L’atresia polmonare e una singola arteria polmonare destra stenotizzata e mantenuta da uno stent erano il risultato di una forma acuta della patologia. Motivo per cui è stato necessario ricreare un collegamento tra cuore e polmoni, ‘ricostruendo’ l’organo cardiaco.
Un’operazione avvenuta il 3 aprile e condotta con successo dal cardiochirurgo Guido Michielon e dalla sua squadra. Per dar vita a questa connessione è stato necessario individuare una valvola da donatore umano, trovata a Barcellona e trasportata nel capoluogo ligure. Dopo un intervento neurochirurgico eseguito da Gianluca Piatelli e i suoi uomini, è stata messa in terapia intensiva fino al 9 maggio, quando sono state comunicate le sue ottime condizioni cliniche.
La ricostruzione di Moscatelli
A raccontare gli eventi di questo miracolo medico è stato Andrea Moscatelli, direttore della Terapia intensiva neonatale e pediatrica dell’istituto sanitario, ai microfoni di Tgcom24: “Sono andato in Egitto con un’infermiera a prendere la bambina poi è stata ricoverata in terapia intensiva, ha avuto le migliori chance cardiochirurgiche, un intervento al limite della fattibilità in molti centri, e neurochirurgiche; c’è stata una presa in carico sociale, perché sono pazienti che non possono tornare indietro, e qui ha trovato una base dove potrà continuare a essere eseguita. Il Gaslini è stato in grado di gestire tutte queste complessità, con tutte le sue componenti professionali“.
Un lavoro particolarmente delicato, difficile, ma riuscito in maniera sorprendente.
Sono state tante le tappe in così poche settimane, tra cui la più preoccupante, spiega ancora Moscatelli, quella del trasporto: “È stato particolarmente a rischio. La bimba era molto sofferente per via della scarsa funzionalità del circolo polmonare, aggravata dal volo in quota che, anche in aerei pressurizzati, riduce sensibilmente la pressione parziale di ossigeno. La bimba, cianotica, sopravviveva solo grazie alla perfusione di un unico polmone, con una saturazione di ossigeno transcutanea inferiore al 70%“.
La sua uscita dall’ospedale, però, segna la fine di un’avventura che gli ha permesso di aver salva la vita e che, ancora una volta, esalta la grandezza della medicina italiana.