Primo sì del Senato al decreto legge di riforma costituzionale che prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio
Giornata storica per il nostro paese. Maggioranza e opposizione erano pronte alla sfida su Premierato e Autonomia differenziata che cominciava il suo iter di approvazione in Senato fino ad arrivare alla votazione finale che ha sancito il primo importantissimo si. Al contrario della sfida prevista in Parlamento, a Palazzo Madama il governo Meloni si presentava blindatissimo senza possibilità di sorprese.
La riforma del premierato, promossa dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è stata approvata in Senato, superando così il primo scoglio per ottenere il via definitivo dai due rami del Parlamento italiano. La proposta del governo mira a ridefinire il panorama politico nazionale, ponendo l’accento sul diretto coinvolgimento dei cittadini nella scelta del governo e sul ruolo delle istituzioni.
Primo storico passo
La riforma del premierato ha ottenuto il primo fondamentale via libera al Senato e, dopo l’esame della scorsa settimana, l’elezione diretta del presidente del Consiglio ha incassato il primo ok nell’Aula di Palazzo Madama con 109 sì, 77 no e un astenuto. Un momento davvero storico per un progetto di legge fortemente voluto dalla Premier e che aveva visto fino ad oggi darsi battaglia tra partiti di maggioranza e opposizione. “Un primo passo in avanti per rafforzare la democrazia, dare stabilità alle nostre Istituzioni, mettere fine ai giochi di palazzo e restituire ai cittadini il diritto di scegliere da chi essere governati”, ha commentato a caldo la premier Giorgia Meloni. Il testo passa ora alla Camera per la seconda delle quattro letture previste. Il premier eletto dal popolo per cinque anni e rieleggibile soltanto per due mandati, l’abolizione dei senatori a vita, la costituzionalizzazione del premio di maggioranza, al quale però non viene fissato un tetto perché se ne occuperà la legge elettorale, la modifica del “semestre bianco”, sono alcuni dei tratti salienti del disegno di legge tanto voluto dalla maggioranza quanto contrastato dalle opposizioni, scese in piazza per protesta subito dopo il voto della Camera Alta, questi i principali punti della riforma che oggi ha ottenuto il primo via libera.
Le reazioni a caldo
Anche la giornata di oggi è stata comunque caratterizzata da momenti di tensione oltre la norma, soprattutto quando alcuni senatori della maggioranza e dell’opposizione hanno sventolato la Costituzione in Senato al termine del voto e diversi senatori della maggioranza hanno anche mostrato delle bandiere tricolore. In ogni caso tutto è rimasto nella norma tanto che il presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, prima dell’esito della votazione finale, ha voluto ringraziare i senatori per il clima “civile” del dibattito. “Tutti innalzano la Costituzione, a destra e sinistra, è un buon segnale”, ha detto infatti dopo l’approvazione, “lo sappiamo, rappresenta tutti”, ha commentato il presidente del Senato. Ora la riforma passa alla Camera, dove entrerà però nel vivo con ogni probabilità non prima di settembre. Solo in autunno, secondo la road map di Casellati, si aprirà il nuovo cantiere per l’approvazione definitiva.