Lorenzo Riggi in esclusiva ai nostri microfoni: “La Corea del Sud ha aiutato molto l’Ucraina in questo periodo. E sulla situazione sul campo…”.
Si prosegue a combattere senza sosta in Ucraina. E in contemporanea continuano anche le frecciate di Putin. Nel mirino del presidente russo è finita la Corea del Sud. “Sarebbe un grosso errore inviare aerei in Ucraina“, le parole dell’inquilino del Cremlino. Di questo ne abbiamo parlato in esclusiva con Lorenzo Riggi, responsabile desk Russia del Centro Studi Geopolitica.info.
Lorenzo Riggi, abbiamo visto Putin replicare in modo alla Corea del Sud. Strategia o altro?
“E’ un po’ il gioco delle parti. La visita di Putin in Corea del Nord arriva nel momento in cui la Sud ha inviato gli aiuti all’Ucraina. E’ un tipo di retorica che in questi casi avviene“.
Quanto la Corea del Sud ha aiutato l’Ucraina?
“Allo stato attuale non so il contributo diretto, ma nel corso del 2023 la Corea del Sud è stata tra i primi finanziatori di Kiev. Quindi possiamo parlare di un aiuto importante e che ha avuto un certo peso quando l’Occidente aveva rallentato l’invio di armi“.
Nelle scorse ore Farage ha duramente attacco l’Ucraina. Si tratta di una situazione interna alla Gran Bretagna o potrebbero esserci altre ripercussioni?
“Credo che sia un posizionamento interno però non penso che abbia ripercussioni concrete. La Gran Bretagna è tra i principali sostenitori dell’Ucraina e non ci saranno particolari cambiamenti”.
Riggi: “L’Ucraina sarà costretta a difendersi nei prossimi mesi”
Ci sono novità per quanto riguarda la situazione sul campo?
“Al momento è stabile. L’estate potrebbe portare a nuovi tentativi russi. Alcune indiscrezioni dicono che Mosca stia accumulando ulteriori forze, ma non si hanno certezze. C’è chi sostiene che il fronte possa essere aperto a Sumi, altri nel Donbass. Ma è possibile che alla fine non ci saranno grosse azioni, ma una pressione forte“.
Per l’Ucraina, invece, saranno mesi di difesa?
“Sì. La mobilitazione stenta a prendere piede. Servono molti uomini addestrati entro la fine dell’anno e testimonianze ucraine ci dicono che molti sono stati mandati indietro proprio perché non fronti. Diciamo che da novembre la situazione potrebbe cambiare. Molto dipenderà dalle elezioni americane“.
Una vittoria di Trump potrebbe cambiare le cose?
“Assolutamente sì. Biden ha sempre sostenuto a spada la tratta la necessità della difesa dell’Ucraina e l’invio di armamenti. Trump potrebbe varare una politica pragmatica per arrivare ad una chiusura del conflitto. Diciamo lanciare segnali diversi rispetto all’amministrazione attuale“.
Una linea condivisa dall’Occidente?
“Ogni soluzione necessità di un compromesso. Ad oggi è assolutamente più semplice trovare un accordo sulla sistemazione post conflitto che un accomodamento sulla situazione sul campo. Mettere nero su bianco che la Russia può tenere quello che ha conquistato potrebbe creare un precedente non banale. Ovvero che qualsiasi Stato invade un altro entra in possesso dei territori ottenuti“.