Il presidente della regione Emilia-Romagna ha appena presentato le dimissioni in quanto andrà a svolgere il ruolo di europarlamentare a Strasburgo
E’ durato ben dieci anni il mandato alla guida dell’Emilia-Romagna per Stefano Bonaccini che, nella tornata elettorale dell’8 e del 9 giugno è stato eletto europarlamentare, lui ha deciso di seguire questa via, tanto che ha annunciato le proprie dimissioni come Governatore perché a breve si metterà a rappresentare l’Italia al Parlamento Europeo. Il tempo di svolgere alcune funzioni di burocrazia e sistemare situazioni pendenti e poi lo stesso Bonaccini prenderà una via diversa rispetto a quello che ha fatto negli ultimi dieci anni. Le dimissioni saranno operative tra una quindicina di giorni, tanto che se l’iter lo consentirà potrebbe esserci un’assemblea straordinaria per la richiesta di referendum contro l’autonomia differenziata. Ed è qui che Bonaccini frena ogni entusiasmo, anche perché, proprio lui era stato uno degli artefici a intraprendere il percorso per l’Emilia-Romagna: “Se ho cambiato idea? Assolutamente no, solo che questa di Calderoli è tutt’altra cosa da quella che avevamo chiesto e che servirebbe al Paese. E per fortuna non lo dico solo io ma pure amministratori e presidenti di centrodestra, come Occhiuto”.
Per Stefano Bonaccini non ci sono mezze misure o idee strampalate, anche perché non si può fare una cosa, prendere un percorso e poi cambiare strada e obiettivo: “Noi, ad esempio, non abbiamo mai chiesto “materie” ma puntuali e specifiche funzioni per fare meglio, semplificare, sburocratizzare. La nostra proposta l’avevamo scritta con tutte le parti sociali. Nessun partito votò contro in assemblea legislativa regionale. Il governo ha scelto invece di spaccare il fronte delle regioni e di ignorare le preoccupazioni di categorie economiche e sindacati”.
“Questa destra spacca troppo il paese, bisogna agire”
E pensare che lo stesso Bonaccini, qualche anno fa, esattamente nel 2017, sottolineava come le Regioni “con i conti in ordine devono essere premiate”. E il presidente dell’Emilia Romagna non ha problemi a rispondere e osserva che “è un principio sul quale credo possiamo essere tutti d’accordo. Ma proprio per questo servono prima i Lep sulla base di costi standard e fabbisogni conseguenti. Esattamente ciò che legge del governo non fa, visto che non mettono un solo euro. Non ci sarà più efficienza, ma solo la fotografia di divari crescenti e la spinta di ogni territorio a pensare per sé“.