L’AI nella scrittura scientifica è ancora molto acerba e uno scienziato che sa bene di cosa sta parlando, ha lasciato tutti senza parole con la sua affermazione.
L’intelligenza artificiale (AI) ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, infiltrandosi in numerosi settori della nostra vita quotidiana e professionale. Tuttavia, quando si tratta di redigere testi scientifici di alto livello, sembra che l’AI mostri ancora delle lacune significative. Secondo Silvestro Micera, professore di Bioingegneria alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per scrivere articoli destinati a riviste prestigiose come ‘Nature’ non offre al momento risultati soddisfacenti. Le sue parole riflettono una certa delusione verso le capacità attuali dei sistemi basati sull’intelligenza artificiale generativa come ChatGpt nel produrre contenuti scientifici rilevanti e stilisticamente avanzati.
Micera condivide la sua esperienza diretta nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la stesura di testi accademici. Nonostante alcuni tentativi, il risultato ottenuto è stato ben al di sotto delle aspettative, tanto da definire la produzione assistita dall’AI “una schifezza”.
L’AI può fare molto ma deve crescere
Questo esito non solo non ha semplificato il processo di scrittura ma ha addirittura richiesto un ulteriore impegno per riscrivere completamente i testi da zero. La critica principale riguarda il livello stilistico dei testi generati dall’AI che appare troppo basilare e poco adatto a pubblicazioni scientifiche d’eccellenza.
Nonostante le critiche attuali all’intelligenza artificiale come strumento autorevole nella redazione di articoli scientifici, Micera riconosce una crescita significativa nelle capacità degli algoritmi AI nel corso degli ultimi mesi. Prevede che in uno o due anni questi sistemi possano effettivamente raggiungere un livello tale da poter scrivere autonomamente articoli per riviste prestigiose mantenendo standard elevati sia in termini di contenuto che di stile.
Al di là delle questioni legate alla qualità della scrittura AI-assistita, Micera solleva una preoccupazione ben più grave relativa alla robustezza dei dati presentati negli articoli scientifici. Il rischio che studi basati su dati falsificati o manipolati possano essere pubblicati rappresenta una minaccia seria per l’integrità della ricerca scientifica. Queste pratiche disoneste possono deviare il corso delle indagini future in direzioni errate con conseguenze negative sul progresso della scienza e sulla società nel suo complesso.
Mentre l’intelligenza artificiale continua a evolversi offrendo nuove possibilità nel campo della redazione testuale anche in ambito accademico e scientifico, rimangono aperte questioni crucialmente importanti più legate all’affidabilità dei dati piuttosto che alle sole capacità narrative dell’AI. La sfida principale rimane quella di garantire l’autenticità e la precisione delle informazioni su cui si fonda la ricerca scientifica moderna.