Se vi chiedete cosa sta facendo il Governo di pratico, questa è una delle risposte possibili: sta privatizzando asset statali.
Martedì, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera definitivo al decreto che disciplina la privatizzazione di una quota di Poste Italiane posseduta dallo Stato. Questo passaggio rappresenta l’ultimo step di un processo iniziato il 25 gennaio, quando il decreto aveva ricevuto l’approvazione preliminare. Da allora, ha ottenuto il parere favorevole da tutte le commissioni competenti sia alla Camera che al Senato.
Il decreto stabilisce che lo Stato italiano manterrà una quota maggioritaria della società, superiore al 50%. Questa percentuale include sia la parte detenuta direttamente dal ministero dell’Economia, pari al 29,26%, sia quella posseduta da Cassa depositi e prestiti. Quest’ultima è una società pubblica sotto il controllo dello stesso ministero e detiene il 35% di Poste Italiane. Inizialmente era stata proposta una soglia minima del 35% per la partecipazione statale; tuttavia, a seguito di polemiche politiche, è stato deciso di elevare questa soglia al 50%.
Poste Italiane, le novità introdotte dalla privatizzazione
La privatizzazione si concretizzerà attraverso un’offerta pubblica sul mercato azionario (Ipo) della Borsa italiana. Il governo prevede che l’Ipo possa interessare tra un terzo e metà delle azioni in mano a Cassa depositi e prestiti, che a sua volta cederà tra un quarto e un terzo delle sue quote. La vendita sarà articolata in due fasi: la prima rivolta agli investitori istituzionali come fondi pensionistici o assicurativi; la seconda aperta anche ai piccoli risparmiatori.
L’intento di questa operazione è quello di garantire maggiore efficienza ed efficacia all’azienda attraverso questo processo (come se il privato fosse necessariamente garanzia di successo ed efficienza).
Nonostante le aspettative fossero per una realizzazione entro aprile, le agenzie stampa indicano come termine ultimo giugno per l’Ipo. Le complicazioni sono derivate principalmente dalla situazione geopolitica legata alla guerra in Ucraina che ha reso i mercati finanziari particolarmente instabili.
Il ministro dell’Economia uscente Stefano Patuanelli si è mostrato ottimista riguardo al successo dell’Ipo nonostante le difficoltà attuali. Ha sottolineato l’elevato interesse degli investitori internazionali verso Poste Italiane, anticipando un significativo coinvolgimento anche dei piccoli risparmiatori.
Sebbene l’intenzione originale fosse quella di vendere completamente le quote statali su Poste Italiane, dopo approfondite valutazioni interne alla maggioranza si è optato per mantenere oltre cinquanta percento della società sotto controllo statale. Tale decisione riflette i dubbi sulla convenienza dell’operazione emersi considerando gli esiti negativi delle privatizzazioni passate gestite dai governi italiani nell’ultimo trentennio.