Il concordato preventivo consente ai contribuenti di regolarizzare la propria posizione fiscale: cosa bisogna sapere?
Il concordato preventivo rappresenta una soluzione per i contribuenti che desiderano regolarizzare la propria posizione fiscale con l’amministrazione tributaria. Questo strumento, che stabilisce termini e condizioni specifiche per l’accordo, ha recentemente subito modifiche importanti che influenzano sia i tempi di applicazione sia le aliquote impositive.
Tra le novità più significative vi è la revisione del periodo di ravvedimento speciale, ora limitato ai cinque anni tra il 2018 e il 2022, anziché estendersi fino al 2023. Tale modifica interessa i contribuenti che optano per il concordato preventivo biennale entro il termine del 31 ottobre. In aggiunta, coloro che perdono i benefici del concordato vedranno prorogati i termini di decadenza dell’accertamento fino al 31 dicembre 2027.
Concordato preventivo, tutti i cambiamenti (e le novità su sanzioni e rateizzazioni)
Le modifiche apportate chiariscono l’applicazione del ravvedimento speciale a carico dell’IRPEF e delle relative addizionali, escludendo l’IVA. La base imponibile IRPEF si calcola dalla differenza tra il reddito già dichiarato e quello incrementale seguendo percentuali legate all’ISA (Indici sintetici di affidabilità). L’aliquota dell’imposta sostitutiva varia in base all’affidabilità fiscale: maggiore è questa ultima, minore sarà l’aliquota applicabile. Per l’IRAP, invece, si prevede un’aliquota fissa del 3,9%.
Lo stop alla procedura era dovuto a dubbi sulla sua costituzionalità e alle normative europee contro i condoni IVA. Una proposta iniziale estendeva il ravvedimento a sei anni passati creando potenziali disparità tra contribuenti.
Un elemento chiave riguarda la gestione delle sanzioni per ritardi o mancati pagamenti nell’ambito del concordato preventivo. Il nuovo testo introduce la possibilità di rateizzare il debito in 24 pagamenti, con un interesse calcolato sul tasso legale dal 31 marzo 2025. È rilevante notare come non ci sia più una penalizzazione automatica per chi manca o ritarda un pagamento dopo il primo; ora è possibile regolarizzare entro la scadenza della rata successiva mantenendo i benefici dell’accordo.
Nonostante le modifiche già introdotte nell’emendamento sul concordato preventivo nel decreto omnibus al Senato, ulteriori aggiustamenti potrebbero essere considerati prima della votazione finale. Queste possibili revisioni mirano ad adeguare lo strumento alle necessità attuali dei contribuenti garantendo equilibrio ed equità nel sistema fiscale italiano.