Shengjin e Gjader, i centri di accoglienza migranti dell’Italia in Albania: a cosa servono e quanto costano

Sono ormai pronti in Albania i centri per migranti voluti dall’Italia di Shengjin e Gyader: le strutture sono finite al centro di polemiche.

Shengjin o San Giovanni Medua è una frazione del Comune di Alessio, sulla costa dell’Albania. La località, a 66 chilometri a nord-ovest della capitale Tirana, era nota, fino a pochi mesi fa, solo ai turisti per le sue spiagge, il mare e gli hotel. A Shengjin si trova adesso anche un nuovissimo centro di accoglienza per migranti.

Shengyin e Gyader, i centri di accoglienza migranti dell'Italia in Albania: ecco a cosa servono e quanto costano
Shengjin e Gjader, i centri di accoglienza migranti dell’Italia in Albania (ANSA FOTO) – Notizie.com

Si tratta di una delle due strutture, la seconda è a Gjader, realizzate e che saranno gestite dall’Italia in Albania a seguito di un accordo tra i due governi siglato il 6 novembre 2023. La loro apertura, prevista a maggio, è slittata di 6 mesi ufficialmente perché erano in corso delle riparazioni, e dunque dei lavori aggiuntivi, ad un terreno che si era sgretolato. Il progetto rientra nell’ambito delle iniziativa sulla razionalizzazione dei flussi migratori, la cui gestione è così potenziata.

Concettualmente i centri in Albania dovrebbero anche scoraggiare le partenze dal nord Africa: i criminali scafisti non potranno più assicurare a chi parte l’approdo e la permanenza in Italia. I due centri adesso sono pronti per essere resi operativi. Proprio ieri l’ambasciatore italiano a Tirana Fabrizio Bucci ha effettuato un nuovo sopralluogo con i media annunciando: “I due Centri di accoglienza dei migranti, costruiti dall’Italia in Albania, sono da oggi operativi e siamo pronti ad accogliere i primi che arriveranno”.

Anche la premier Giorgia Meloni si è espressa in merito all’operatività delle strutture: “Partirà probabilmente tra qualche giorno il protocollo che vuole essere una soluzione innovativa in termini di governo dei flussi migratori e di lotta ai trafficanti di esseri umani”. Pochi mesi fa, a maggio, i due centri sono finiti al centro di una bufera mediatica a seguito di alcune inchieste giornalistiche di Report e de Il Fatto Quotidiano.

Tra le altre cose, i giornalisti hanno evidenziato ingerenze italiane nella politica e nell’economia albanese. Tra i protagonisti delle inchieste Adolfo Urso, attuale Ministro italiano dello Sviluppo economico, ed il premier albanese Edi Rama. Le polemiche che ne sono scaturite hanno costretto la presidente del Consiglio Meloni ad effettuare di persona un sopralluogo in Albania prima dell’estate.

Ma a cosa serviranno i centri di Shengjin e Gjader? Il primo sarà allestito come un centro di prima accoglienza. Scese dalla nave, le persone saranno sottoposte ad accertamenti sanitari, all’identificazione e saranno anche rifocillati. A quel punto saranno trasferite a Gjader (altra località del Comune albanese di Alessio nota per una ex base aerea militare), a poche decine di chilometri di distanza. Qui si trova un campo diviso in tre sezioni.

La prima ospiterà i migranti che hanno fatto domanda di asilo. La seconda è un Centro per i rimpatri (Cpr). La terza è un piccolo penitenziario dove sarò rinchiuso chi compie reati all’interno della struttura stessa. Secondo l’accordo siglato da Meloni e Rama, della durata di 5 anni, i centri dovranno essere in grado di accogliere fino a 3mila migranti al mese soccorsi dalla guardia costiera italiana in acque internazionali.

I due centri costeranno all’Italia 670 milioni di euro in 5 anni. Le strutture saranno gestite dall’Italia e saranno sotto la giurisdizione di Roma, mentre le guardie albanesi forniranno la sicurezza esterna. I centri ospiteranno solo uomini adulti. Le persone vulnerabili come donne, bambini, anziani e malati o vittime di tortura saranno ospitate in Italia. Le famiglie, inoltre, non saranno separate.

In Albania i migranti manterranno il loro diritto, ai sensi del diritto internazionale e dell’Unione Europea, di presentare domanda di asilo in Italia. Ogni richiesta richiederà circa un mese per essere elaborata. L’Italia accoglierà quindi coloro a cui verrà concesso asilo mentre i migranti le cui richieste saranno respinte rischieranno la deportazione direttamente dall’Albania. Come ha più volte ribadito il premier Rama, quello tra Italia ed Albania è un accordo “esclusivo”. Nessun altro Paese potrà avere centri sul suolo albanese.

Centri in Albania, critiche dalle associazioni

Con l’apertura dei due centri per migranti in Albania si concretizza un tassello importante del nostro impegno sulla politica migratoria. – ha detto Lucia Ronzulli, senatrice di Forza Italia e vicepresidente del Senato – Questi centri consentiranno non solo di alleggerire il peso sulle nostre strutture di accoglienza, troppo spesso congestionate ai limiti del collasso, ma avranno al contempo l’effetto di combattere l’immigrazione clandestina e il traffico di esseri umani, disincentivando le partenze. Gli scafisti, infatti, non potranno più assicurare a chi parte l’arrivo in Italia”.

In Albania i migranti manterranno il loro diritto, ai sensi del diritto internazionale e dell'Unione Europea, di presentare domanda di asilo in Italia
In Albania i migranti manterranno il loro diritto di presentare domanda di asilo in Italia (ANSA FOTO) – Notizie.com

Critiche sui nuovi centri sono invece giunte da diverse associazioni. A Bologna il centro sociale Labas ha organizzato un’iniziativa pubblica prevista per domenica 13 ottobre. Dall’assemblea si leveranno voci di protesta contro i Centri per i rimpatri dei migranti voluti dal governo Meloni, definiti “i lager di questo secolo”. Si discuterà anche del fatto che l’Italia potrebbe fare da apripista in Europa al modello di esternalizzazione dei confini.

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