In queste ore è in atto un duro scontro la governo e toghe a seguito degli sviluppi sul caso dei centri per migranti in Albania.
“La politica detta le linee, la magistratura le applica. Il confine è molto grigio”. A parlare è Alfonso Celotto, avvocato, scrittore, professore di Diritto costituzionale, già capo di gabinetto e consigliere giuridico di diversi Ministeri. Celotto è intervenuto, in esclusiva per Notizie.com, sullo scontro in atto tra governo e magistratura.
La “zona grigia” è stata evocata nelle scorse ore dal presidente del Senato Ignazio La Russa, nell’ambito della discussione in atto. “Nei casi grigi a volte si intende affermare la propria visione del mondo. – aveva detto La Russa – Questa lettura forse può spiegare la sentenza sul centro in Albania”. Bisogna ricordare, infatti, che lo scontro si è aperto a seguito della decisione dei giudici del Tribunale di Roma sul trasferimento dei migranti presso i nuovi centri italiani in Albania.
Nel dibattito anche il procedimento in corso a Palermo che vedo alla sbarra il vicepremier Matteo Salvini e la questione dell’elezione dei giudici costituzionali vacanti. In pole per la nomina, più volte rimandata per il mancato accordo tra maggioranza ed opposizione, c’è Francesco Saverio Marini, già consigliere giuridico della premier Giorgia Meloni e considerato il “padre” della riforma sul premierato. Abbiamo provato a sentire sul caso anche lo stesso Marini che ha sottolineato: “In questa fase preferisco non commentare”.
“Lo scontro tra politica e magistratura è antico. – ha continuato Celotto – Risale, se non al diritto romano, a Montesquieu e alla divisione dei poteri. E all’idea che la magistratura sia un ordine e non un potere. Anche in anni recenti, abbiamo avuto ad esempio il caso di Silvio Berlusconi e di Matteo Renzi”. “La magistratura è incontrollata, incontrollabile, irresponsabile e ha l’immunità piena“, ha detto una volta Berlusconi ad un giudice del Tribunale di Napoli.
Poi si è scusato, ma il Cavaliere nel corso della sua vita ha collezionato circa 40 procedimenti giudiziari, una sola condanna e numerosi proscioglimenti ed archiviazioni. Renzi, invece, si è scagliato contro la magistratura due anni or sono, ai tempi delle indagini sulla Fondazione Open. “La mia vita è stata scardinata con un dolore personale e familiare che non auguro al peggiore nemico e l’Anm è stata sempre in silenzio. – ha affermato l’ex premier – L’appannamento della funzione del magistrato non dipende da quello che dice Renzi ma da quello che fa un magistrato”.
Scontro governo-toghe: “Siamo difronte ad un caso specifico”
“Spesso ci sono state interferenze tra la politica e la magistratura. – ha spiegato il professore Celotto – Qui ci troviamo difronte ad un caso più specifico. Ovvero all’Albania ed alla corretta interpretazione di una legge ed alla lista dei Paesi sicuri. Ora, tutto ciò spetta all’interpretazione della magistratura o spetta alla politica? La politica detta le linee, la magistratura le applica. Ma il confine è molto grigio. Da un lato c’è la politica che non può invadere e non può superare una sentenza. Ricordiamo tutti il caso del decreto legge sul caso di Eluana Englaro. Il presidente Giorgio Napolitano non ha potuto emanarlo perché invadeva il potere dei giudici”.
Nel 2009, infatti, l’allora capo dello Stato non ha proceduto sull’emanazione di un decreto legge che era stato approvato dal Consiglio dei Ministri presieduto da Berlusconi. Questo perché mancava “una completa ed organica disciplina legislativa in materia di fine vita”. “Altra cosa, invece, – ha concluso Celotto – è dare un’interpretazione, ovvero correggere il testo di una norma per interpretarlo più correttamente. La polemica è antica come il mondo, stiamo a vedere gli sviluppi per capire da che lato penderà la bilancia, a proposito di giustizia”.