Il dibattito si sta infiammando sul rapporto Ecri sull’Italia: sotto accuse le forze di polizia. Ma il documento contiene molto altro.
I programmi scolastici non fanno riferimenti diretti alla promozione dell’uguaglianza Lgbt. La stessa comunità affronta quotidianamente pregiudizi e discriminazioni e non denuncia per la mancanza di fiducia nelle forze dell’ordine.
I bambini migranti sono più esposti al bullismo e tendono ad abbandonare gli studi. I rom risiedono in insediamenti senza servizi di base e continuato ad essere sgomberati forzatamente. Non c’è solo il caso della “profilazione razziale” da parte delle forze dell’ordine, che sta rischiando di creare un vero e proprio caso politico internazionale e che sta animando il dibattito interno, nel rapporto diffuso in queste ore dall’Ecri, la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza. E bisogna poi specificare anche un altro dato fondamentale: l’Ecri fa parte del Consiglio d’Europa, che è un’istituzione ben diversa dall’Unione europea.
Il Consiglio, con sede a Strasburgo, riunisce 46 Paesi europei. La sua missione è “promuovere la democrazia e di proteggere i diritti umani e lo stato di diritto in Europa” ed è finanziato dai contributi obbligatori degli Stati membri. Il dibattito, nel nostro Paese, si sta focalizzando sull’ammonimento riguardante le forze di polizia. Nello specifico, l’Ecri su questo punto ha sottolineato che “ci sono numerose testimonianze di profilazioni razziali da parte delle forze dell’ordine, che prendono di mira soprattutto i rom e le persone di origine africana”.
La Commissione ha parlato di “molte testimonianze” su “frequenti fermi e controlli basati sull’origine etnica”. Inoltre “le autorità non raccolgono dati adeguatamente disaggregati sulle attività di fermo e di controllo della polizia, né sembrano essere consapevoli dell’entità del problema”. Il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha però affermato: ”Le nostre forze di polizia sono apprezzate in Italia e nel mondo quali baluardi della democrazia, della difesa dei più deboli e della vicinanza ai problemi quotidiani dei cittadini”.
Le questioni sollevate dall’Ecri, però, come già accennato, non si limitano alle forze di polizia. Il Consiglio d’Europa ha riconosciuto “sforzi significativi” e progressi nel campo dell’uguaglianza, contro l’odio online e nell’assistenza sanitaria ai migranti. Sotto accusa, però, è finito anche l’Unar, ovvero l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, che sarebbe troppo legato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, essendo parte del Dipartimento per le Pari opportunità.
Rapporto Ecri, programmi scolastici sotto accusa
“Ammonito” anche l’Istat, l’Istituto Nazionale di Statistica, che non impiegherebbe nella raccolta dati sulla popolazione di “dati disaggregati in relazione ai fattori caratteristici che mettono gli individui a rischio discriminazione”. Nel rapporto, che rappresenta il VI ciclo di monitoraggio, ci sono poi i programmi scolastici, il riconoscimento giuridico del genere, la violenza motivata dall’odio, bambini e rom. “I programmi scolastici – si legge – non fanno ancora riferimenti diretti alla promozione dell’uguaglianza Lgbti e all’insegnamento dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale”.
E poi “le persone Lgbti continuano ad affrontare pregiudizi e discriminazioni nella vita quotidiana. Inoltre, la procedura per il riconoscimento giuridico del genere continua ad essere complicata, lunga ed eccessivamente medicalizzata”. Infine, c’è il caso dei bambini “con background migratorio più esposti al bullismo”. “I dati mostrano – ha spiegato l’Ecri – che, in media, i bambini che non possiedono la cittadinanza italiana abbandonano il sistema scolastico prima dei bambini italiani. Di conseguenza, i giovani stranieri hanno un livello di istruzione significativamente inferiore rispetto ai loro coetanei italiani”.