Donald Trump trova un mondo profondamente cambiato rispetto alla prima presidenza Usa. Come affronterà le guerre in Ucraina e in Medio Oriente?
Donald Trump è il 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America. Il primo a ricoprire due mandati presidenziali non consecutivi dopo il dem Stephen Grover Cleveland a fine ‘800. Il primo con una condanna penale e anche il presidente più vecchio a insediarsi a 78 anni. Dopo una lunga notte di spogli torna alla Casa Bianca, da cui, come ha dichiarato, “non sarei mai dovuto andare via”.
A scrutinio ancora in corso, è proiettato a vincere anche il voto popolare. E per un candidato repubblicano non accadeva dal 2004 con George W. Bush. È notte fonda invece, per Kamala Harris, che ha vinto in Minnesota ma ha deciso di non salire sul palco della Howard University per tenere il suo discorso. Al contrario, Donald Trump si è presentato agli elettori al convention center di Palm Beach con la famiglia al completo, la moglie Melania e il figlio Barron, mentre il pubblico intonava in coro “Usa, Usa”.
Il tycoon sopravvissuto a due impeachment, vari processi, due condanne penali e vari scandali. Come dimenticare l’assalto al Capitol, dopo il quale sembrava un leader politico ormai finito, abbandonato anche dal suo stesso partito, che invece poi ha riconquistato.
“Stasera abbiamo fatto la storia”, ha dichiarato il nuovo presidente Usa, che da quel palco ha assunto un atteggiamento moderato, già lontano dal clima teso e feroce della campagna elettorale, al quale adesso il mondo dovrà abituarsi. Un mondo che è profondamente cambiato dal suo primo mandato alla Casa Bianca. All’epoca non c’era il conflitto russo-ucraino e neppure quello in Medio Oriente.
Cosa cambia in Ucraina dopo la vittoria di Donald Trump
Un commento a caldo è arrivato prontamente da Volodymyr Zelensky, che si è congratulato con Donald Trump per la vittoria, definendola “impressionante”. Nelle scorse settimane il presidente ucraino ha incontrato il tycoon nel suo viaggio negli Us quando ha presentato il Piano di pace. “Apprezzo l’impegno del presidente Trump a favore di un approccio “pace attraverso la forza” agli affari globali. È questo principio che può davvero avvicinare una pace giusta in Ucraina”, ha scritto Zelensky su X. “Contiamo su un ulteriore forte sostegno bipartisan per l’Ucraina negli Stati Uniti”.
E ancora: “L’Ucraina, essendo uno degli Stati militari più forti in Europa, si impegna a garantire la pace e la sicurezza a lungo termine in Europa e nella comunità transatlantica con il sostegno dei nostri alleati”. Quali sono ora, gli scenari possibili nell’Est del nostro continente? In campagna elettorale Trump ha dichiarato di voler porre fine a tutte le guerre. Ma in che modo? Attraverso negoziati che vanno incontro a Ucraina e Russia o solo a favore di uno dei sue Paesi? Ciò che sappiamo è che Trump è amico del presidente russo Vladimir Putin.
Un’amicizia che “potrebbe portare alla fine della guerra con una pace giusta attraverso un accordo. Oppure Trump potrebbe schierarsi con Putin. In tal caso, violando di fatto i diritti umani in Ucraina”. Così, ai nostri microfoni l’analista, politologo, presidente di Aidosp Francesco Di Nisio. “Trump è l’unico uomo e presidente che potrebbe cambiare le sorti della guerra nell’Est Europa”.
“Vincono coloro che vivono dell’amore per il proprio Paese e non nell’odio per gli altri”. Lo ha scritto su Telegram la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, in riferimento alle presidenziali Usa. Fa da eco l’editorialista Irina Alknis, secondo la quale giovani e minoranze, anche afroamericane e latine, si sono allontanati dal partito democratico, avvicinandosi ai repubblicani: “Il fatto è che l’establishment liberale americano e lo Stato profondo si siano spinti troppo oltre, giocando a fare Dio. In America ha vinto la realtà”.
Il nodo Medio Oriente: Trump saprà farsi ascoltare meglio di Biden da Netanyahu?
Nell’immediato futuro resta anche l’incognita in Medio Oriente, con Netanyahu che finora, al di là delle dichiarazioni ufficiali, non ha mai dato accolto gli appelli dell’ex presidente Usa Joe Biden, alla moderazione nella lotta al terrorismo. “Finora l’America non è riuscita a far capire che i civili non possono pagare le conseguenze delle azioni di un gruppo terroristico infiltrato nella popolazione”, commenta Di Nisio.
Tuttavia, “Trump ha percentuali più alte rispetto a Biden di arrivare alla pace. Credo che potrebbe essere la chiave di volta per far calmare gli aggressori, che vantano la difesa dei diritti umani e si appellano al mondo affinché resti sempre viva la memoria dell’Olocausto. La geopolitica, è certo, cambierà. Già a gennaio, con l’insediamento di Trump, vedremo degli sviluppi e dobbiamo prepararci a grandi novità. Speriamo che non siano drammatiche”.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha accolto con favore la vittoria del tycoon, congratulandosi per “la più grande rimonta della storia. Il vostro storico ritorno alla Casa Bianca offre un nuovo inizio per l’America e un forte impegno a favore della grande alleanza tra Israele e America”.
Donald Trump ha parlato di “vittoria magnifica, che consentirà di rendere l’America di nuovo grande. Questo è un movimento mai visto prima, il più grande della storia”. Ed ha promesso di portare una nuova “età dell’oro” negli Usa.
Dazi alle importazioni: una promessa che Trump non potrà mantenere?
Ma ci sono promesse fatte dal presidente che potrebbero non essere mantenute. In campagna elettorale Trump ha parlato di dazi alle importazioni. E questo potrebbe mettere i rischio i rapporti con la Cina. Pechino auspica una coesistenza pacifica e ufficialmente attraverso il portavoce del Ministero degli Esteri Mao Ning, ha dichiarato: “Continueremo ad affrontare e gestire le relazioni tra Cina e Stati Uniti sulla base dei principi del rispetto reciproco, della coesistenza pacifica e della cooperazione win-win”.
“Con la Cina Trump ci andrà con i piedi di piombo per mantenere un buon rapporto”, ha dichiarato Di Nisio ai nostri microfoni. “In campagna elettorale si dicono tante cose per far piacere agli elettori, ma la diplomazia si muove per non far innervosire chi potrebbe danneggiare l’America stessa. Non credo che Trump manterrà questa promessa”.