La piccola Perla aveva appena dieci mesi ed è morta annegata nella vasca da bagno. Forse è stata uccisa dalla madre Carola Finatti, che dopo ha tentato il suicidio e soffre di depressione post partum.
“Stiamo insieme da diciotto anni, Perla era il nostro sogno”. Il padre Antonio ripete queste parole anche ai carabinieri. È incredulo, mai avrebbe pensato che la compagna potesse commettere questo gesto. “L’abbiamo voluta tantissimo”. La tragedia si è consumata a Nove Cavanese, in provincia di Torino, in una casa poco lontana dal centro cittadino.
Ad accorgersi di tutto è stato proprio Antonio, trentasei anni, intorno alle 13 di ieri, venerdì 22 novembre, quando è rientrato a casa per la pausa pranzo dal lavoro. La casa era stranamente sbarrata e la chiave era inserita nella porta di ingresso dell’abitazione dall’interno. È riuscito ad entrare attraverso una finestra dimenticata aperta. Una volta dentro ha trovato la piccola Perla nella vasca da bagno e Carola ferita. Invano ha tentato di rianimare la neonata e ha chiamato le forze dell’ordine e i sanitari del 118.
Sul posto, anche i medici nulla hanno potuto. Il cuore della bimba ormai si era fermato per sempre. La madre, trent’anni, è stata trasportata in codice rosso all’Ospedale Le Molinette di Torino in elisoccorso ed è stata sottoposta a un intervento d’urgenza. Si è colpita al torace, al collo, all’addome. Ha provato a tagliarsi i polsi. Ma i medici hanno potuto salvarla perché le ferite non hanno leso organi vitali. Al termine dell’operazione Carola è stata trasferita nel reparto di Terapia intensiva, dov’è piantonata e in prognosi riservata. Non è in pericolo di vita.
“Perla era il nostro sogno”: le parole del padre Antonio
Sulla tragedia indagano i carabinieri della compagnia di Venaria, che hanno già ascoltato il padre Antonio. “Stiamo insieme da diciotto anni, Perla era il nostro sogno. L’abbiamo voluta tantissimo”, ripete. Dopo il ritrovamento del corpo della neonata, nell’abitazione della famiglia è arrivata la magistrata della Procura di Ivrea Elena Parato per un sopralluogo. Durante i rilievi i carabinieri hanno trovato numerosi bigliettini scritti da Carola. Proprio questi post-it avrebbero fatto spazio all’ipotesi che la condizione della donna si sia aggravata negli ultimi giorni. Sul contenuto c’è massimo riserbo.
Al vaglio degli investigatori, anche il cellulare di Carola, per capire anche se prima di uccidere Perla e tentare di togliersi la vita abbia cercato di mettersi in contatto con qualcuno. La donna stava seguendo un percorso psicologico da quando è nata la figlia, perché soffriva di depressione post partum. Anche nel pomeriggio di ieri, 22 novembre, avrebbe dovuto incontrare la specialista che la segue. La dottoressa sarà ascoltato nelle prossime ore, anche per capire se ai problemi della depressione post partum possa essersi aggiunta qualche tipo di difficoltà nella gestione della piccola Perla.
Cos’è la depressione post partum di cui soffre Carola Finatti
Il caso accende i riflettori sulla tematica della depressione dopo la gravidanza, che può durare anche anni e può essere anche latente. Una “fase di grandissima fragilità”. Così la definisce Giancarlo Cerveri, del Consiglio della Società Italiana di Psichiatria. “Bisogna fare attenzione ai segnali di allarme”. Tra questi, “la deflessione del torno dell’umore”, che in molte donne “recede spontaneamente”, mentre altre “vanno incontro a una condizione depressiva molto grave, persistente e che in alcuni casi può trasformarsi in psicosi post partum”. In questo caso, la condizione della madre “diventa ancora più grave”.