Dopo la Cop29 c’è un’altra opportunità per il clima: in Corea del Sud 190 Paesi stanno decidendo l’avvenire della produzione e dello smaltimento della plastica.
Sono in corso presso il Busan Exhibition and Convention Center in Corea del Sud i negoziati del Comitato Intergovernativo di Negoziazione (Inc-5). L’obiettivo è definire il futuro della lotta contro l’inquinamento da plastica.
Una tematica importantissima e poco dibattuta, specialmente alla luce dei risultati poco incoraggianti raggiunti nell’ambito della Cop29 di Baku in Azerbaigian. La Conferenza annuale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, infatti, si è conclusa con il consenso su un fondo internazionale di compensazione. Al suo interno i Paesi sviluppati dovrebbero versare 300 miliardi di dollari ogni anno a vantaggio delle economie in via di sviluppo.
Il Comitato Intergovernativo di Negoziazione sta riunendo delegazioni provenienti da oltre 190 Paesi per definire un accordo giuridicamente vincolante. Il trattato dovrebbe essere reso noto il 1 dicembre prossimo. Tra i temi centrali ci sono la drastica riduzione della produzione di plastica, l’eliminazione di quella monouso e l’impatto dell’inquinamento sull’ambiente, compreso quello marino.
Raccolte due milioni di firme
“I governi devono agire per tutelare le persone e il pianeta anziché preservare gli interessi delle aziende dei combustibili fossili e dell’industria petrolchimica. – ha detto Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia – Un trattato debole sarebbe un fallimento. Abbiamo bisogno di un accordo ambizioso e legalmente vincolante”.
Greenpeace ha consegnato le firme di oltre due milioni di persone che in questi anni, e in tutto il mondo, hanno sottoscritto la petizione. L’Italia ha contribuito a questo appello in maniera significativa, raccogliendo oltre 350mila adesioni. La petizione chiede ai governi di andare oltre il riciclo come unica soluzione e di impegnarsi a ridurre la produzione di plastica di almeno il 75% entro il 2040 per contenere il riscaldamento globale entro il limite di 1,5 gradi proteggendo così clima, salute, diritti umani e comunità, ma non solo.
Ungherese (Greenpeace): “Affrontare la crisi con trasparenza”
Gli obiettivi sono anche vincolare le grandi multinazionali a vendere sempre più prodotti sfusi o con packaging riutilizzabile; assicurare che i Paesi sviluppati guidino una giusta transizione e offrano supporto ai Paesi in via di sviluppo; dare voce a popoli indigeni, comunità vulnerabili e lavoratori nella progettazione di una transizione verso un’economia basata sul riuso.
“La narrazione dei campioni del riciclo non basta più. – ha concluso Ungherese – È tempo che il governo italiano affronti seriamente la crisi dell’inquinamento da plastica con trasparenza e ambizione, assumendosi le proprie responsabilità ambientali. E guidando la transizione verso un’economia basata sulla riduzione della produzione di plastica e di rifiuti e che favorisca soluzioni alternative come il riuso“.