Cinquantacinque anni fa, il 12 dicembre del 1969, una bomba esplodeva nell’atrio della Banca Nazionale dell’Agricoltura posta a piazza Fontana nel centro di Milano.
17 morti e 88 feriti, il dolore è ancora vivo oggi ed è giusto raccontare a chi non era nato cosa accadde alle 16.37 in un uggioso giorno di fine autunno.
“La strage che, 55 anni or sono, colpì Milano, in piazza Fontana, fu espressione del tentativo eversivo di destabilizzare quella che è la nostra democrazia andando a imprimere alle istituzioni una torsione autoritaria. Una ferita nella vita e nella coscienza della nostra comunità, uno squarcio nella storia”, così ne parla oggi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che parla di una lezione permanente in grado di unire il paese intero.
Non mancano le parole del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che specifica: “Un attacco vile che provocò morte e distruzione. La memoria è un dovere”. E proprio per questo diventa fondamentale raccontare cosa è accaduto proprio nel giorno in cui si celebra la morte di tante vittime innocenti di un attacco che nel corso del tempo è stato raccontato da film e documentari e che segnò l’inizio degli anni di piombo.
Oggi vogliamo rivolgerci a quei ragazzi che non erano nati nel 1969 e che magari non si sono documentati di una parte della storia del nostro paese che rimane viva e che deve essere tramandata per evitare che accadano nuovamente episodi del genere.
Strage di piazza Fontana, il racconto
Considerata “la madre di tutte le stragi“, la strage di piazza Fontana è il primo atto terroristico che vive l’Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale e dopo 23 anni di tranquillità e ricostruzione. Fu uno dei cinque attentati, avvenuti nel giro di 53 minuti, tra Roma e Milano, ma di sicuro quello che fece più rumori anche per il gran numero di morti, 17.
La sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana, a Milano, era piena di persone quando alle 16.37 avvenne l’esplosione nel grande salone direttamente dal tetto. L’ordigno conteneva ben 7 kg di tritolo, 13 persone morirono sul colpo mentre 3 poco dopo, una persona invece morì un anno dopo per problemi di salute legati proprio al’evento.
Fu uno dei momenti in cui si avviarono, come già detto, gli anni di piombo e divenne predominante la “strategia della tensione“. Molti anni dopo l’evento ancora ci sono dubbi sui mandanti e sulla ricostruzione di ciò che ha preceduto l’esplosione della bomba.
Nel giugno del 2005 la Corte di Cassazione sottolineò come la strage fu opera di un gruppo eversivo costituito a Padova nell’alveo di Ordine nuovo e capitanato da Giovanni Ventura e Franco Freda. Questi però non erano perseguibili in quanto assolti con giudizio definitivo nel 1987 dalla Corte d’assise d’appello di Bari. Rimangono ancora oggi ignoti gli esecutori materiali, cioè le persone che portarono la valigia con la bomba. Per loro non è mai stata emessa una sentenza.