È una domenica pomeriggio in cui si torna a parlare di Netanyahu, Trump, la Siria e la Gran Bretagna, in uno scenario di grande confusione.
Cerchiamo di mettere, dunque, ordine a una situazione piuttosto intrecciata e difficile da sbrogliare.
Partiamo da Benjamin Netanyahu e Donald Trump, seguendo quanto dicono i media di Israele. Il premier israeliano e il neo presidente degli Stati Uniti d’America sono stati protagonisti di un lungo colloquio telefonico durante il quale hanno parlato di un possibile accordo per la liberazione degli ostaggi. Tra gli argomenti sono stati affrontante anche le tematiche legate alla guerra contro Hamas e Gaza e della situazione in Siria.
Intanto chi ha mostrato una linea piuttosto morbida è la Gran Bretagna che ha avviato dei contatti diplomatici con la Siria. A rendere noto questo principio d’accordo è stato David Lammy, Ministro degli esteri britannico che ha HTS ha specificato: “Rimane un’organizzazione terroristica vietata nel Regno Unito, ma possiamo avere contatti diplomatici, quindi li abbiamo avuti.” L’obiettivo è garantire la messa in sicurezza delle scorte di armi chimiche che provengono dalla Siria.
Netanyahu torna a parlare, ma non solo lui
Il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, ha parlato sottolineando che Israele non ha nessun tipo di interesse a scontrarsi con la Siria. In un video pubblicato direttamente dal suo ufficio leggiamo: “Non abbiamo alcun tipo di interesse a scontrarci, definiremo la politica di Israele verso la Siria in base alla realtà sul terreno”.
Intanto il governo israeliano ha approvato un piano per andare a raddoppiare la popolazione delle Alture del Golan annesse e occupate dopo la caduta di Bashar al-Assad in Siria. Dietro a questa operazione c’è un piano da 11 milioni di dollari per lo sviluppo demografico del Golan.
Dalla Siria, intanto, il ministero degli esteri punta il dito proprio su questo provvedimento. La decisione di raddoppiare la popolazione del Golan viene vista dall’altra parte come un’escalation pericolosa e senza precedenti come riportato da Ynet.
Intanto personale diplomatico russo si è recato in Siria in aereo e nelle ultime ore una parte ha fatto ritorno. Sul profilo Telegram del Dipartimento per le situazioni di crisi del ministero degli esteri della Russia leggiamo: “Il 15 dicembre il ritiro di parte del personale della rappresentanza russa a Damasco è avvenuto con un volo speciale dell’aeronautica russa partito dalla base aerea di Hmeimim“. Parole che fanno capire come la situazione sia sempre più in bilico e pronta a complicarsi ulteriormente.