“L’unica linea d’azione era continuare a combattere contro l’assalto. Ora il Paese è in mano ai terroristi”. A parlare è l’ex presidente siriano Bashar al-Assad.
L’ex leader della Siria ha affidato alcune sue dichiarazioni ad un canale Telegram. Assad ha ripercorso gli ultimi momenti prima che il suo regime venisse rovesciato da un’offensiva dei ribelli.
Stando a quanto raccontato, Assad avrebbe lasciato il Paese su richiesta della Russia. “La mia partenza dalla Siria non è stata pianificata né è avvenuta nelle ultime ore di battaglia. – ha detto – Non avendo mezzi praticabili per lasciare la base, Mosca ha chiesto al comando della base di organizzare un’immediata evacuazione in Russia la sera di domenica 8 dicembre. Non ho mai cercato posizioni per guadagno personale. Sono stato custode di un progetto nazionale, sostenuto dalla fede del popolo siriano”.
Assad: “Flusso di disinformazione lontano dalla realtà”
Non sarà l’ultima comunicazione di Assad, che ha anche detto di voler fornire un resoconto dettagliato degli eventi che si sono svolti quando i tempi lo consentiranno. “Il flusso di disinformazione e narrativa ben lontano dalla realtà – ha spiegato Assad – è servito per presentare il terrorismo internazionale come una rivoluzione per la liberazione della Siria. I miliziani che hanno esteso la loro presenza in Siria fino a prendere Damasco la sera dello scorso 7 dicembre sono terroristi”.
Nel frattempo proprio le forze ribelli che stanno cercando di instaurare a Damasco un nuovo governo si stanno scontrando con i continui raid israeliani sul Paese. Solo nelle ultime ore sono stati registrati oltre 20 attacchi. L’obiettivo sarebbe quello di annientare ogni tipo di difesa militare siriana. Le aree più colpite nella notte sono quelle nelle regioni centrali di Hama, Homs, nella costa mediterranea e lungo il confine con Libano. Altri raid nella Siria sud-orientale, al confine con l’Iraq.
L’ex detenuta che ha trascorso 8 anni nella prigione di Sednaya
In Siria sta operando in queste ore Medici Senza Frontiere che ha ricevuto nell’ospedale di Idlib pazienti che erano stati detenuti e imprigionati a Damasco e in altre zone della Siria. “Abbiamo in cura una ex detenuta che ha trascorso 8 anni nella prigione di Sednaya. Oggi ha 27 anni. – hanno raccontato Omar al Omar, responsabile delle attività di salute mentale di Msf a Idlib, e Bilal Mahmood Alsarakibi, responsabile medico di Msf – È entrata in prigione con suo figlio che all’epoca aveva 3 mesi, oggi ne ha 8”.
Il bambino non sa cosa sia un biscotto, un albero o un uccello, nemmeno un giocattolo con cui giocare. Non sa leggere né scrivere. Ha visto sua madre subire abusi fisici e sessuali. In Siria nord-orientale, Msf sta supportando cliniche di assistenza sanitaria di base. Offre cure per malattie non trasmissibili, supporto psicologico e gestendo un ambulatorio per la malnutrizione e un pronto soccorso. Le équipe di Msf gestiscono un impianto di purificazione dell’acqua nel campo di Ad Al-Hol e rispondono spesso a focolai di morbillo e colera.