L’esclusione di Tony Effe dal Concerto di Capodanno continua a fare rumore. Molti artisti hanno deciso di esprimersi e tanti stanno dando forfait all’evento.
Al momento sia Mara Sattei sia Mahmood si sono tirati indietro per solidarietà nei confronti del collega. Ne seguiranno sicuramente altri.
Abbiamo contattato Morgan che a Notizie.com ha espresso il suo parere sulla questione. Pensatore libero, si è trovato spesso nella stessa situazione, ma per motivi molto differenti. Proprio per questo la sua opinione è decisamente distante da chi fa rumore sull’esclusione di Tony Effe: “Molti giornalisti mi stanno chiedendo un’opinione sulla faccenda di Tony Effe? Non lo conosco, so che ha fatto un dissing contro Fedez e mi ha divertito”.
L’artista poi è passato ad approfondire la questione: “Non sapevo niente di questo caso, ero immerso nello studio della storia della colonna sonora del cinema americano e delle connessioni con Wagner e col poema sonoro di Strauss. Mentre ascoltavo la tetralogia dell’Anello del Nibelungo e di Così parlo Zarathustra, i giornalisti mi chiedono queste cose. Non ho nessuna urgenza di fare dichiarazioni su Tony Effe, ma mi è stato chiesto e a quanto ho capito si tratta di un’ipocrita presa di posizione dei cantanti italiani di musica leggera, molti dei quali sono schiavi del mercato. Non sanno cos’è lo spirito dell’arte”.
Tony Effe escluso dal Concerto di Capodanno, l’idea di Morgan
Morgan ha tirato in ballo poi un altro famoso collega: “Jovanotti parla di espressione che non si può censurare. Io penso che l’arte debba essere giudicata e che se i testi fanno schifo il pubblico abbia il pieno diritto di dire che non li vuole. Cosa molto diversa è che il giudizio sulla vita privata possa portare alla censura di un musicista”.
“Perché prima di dire che è stato cancellato, Tony Effe non si fa 30 anni di gavetta dal vivo senza autotune. Bisognerebbe esistere prima di essere cancellati. Con me non hanno mosso un dito. Questi cantanti italiani si danno solidarietà tra di loro, parlano di arte. Jovanotti nomina Mozart! Mi chiedo se sa che lui e Beethoven non sono stati dei perbenisti. Se fossero stati cancellati, per l’eventuale inadeguatezza nella società, sarebbe stato commesso un crimine. Quel che interessa a loro non è la profondità e la purezza dell’arte, ma la classifica e basta”, ha continuato Morgan.
Morgan, Tony Effe e la tematica sull’esclusione
Si è passati poi a parlare della sua situazione, per la quale Morgan non ha ancora spiegazioni. “A me è stato tolto il lavoro, qualunque possibilità di pubblicare e dunque esistere come artista per dei pettegolezzi sul mio conto. Questo sì che è scandaloso, deplorevole, ignobile, sintomo di una società che ha perso culturalmente la coscienza e il rispetto dell’arte. Se un artista fa delle cose che non piacciono è un motivo buono per non dargli spazio sul palcoscenico. Inoltre per essere chiamati artisti bisogna essere bravi. Se a Tony Zeta o Acca viene cancellato questo evento, sono sicuro che avrà comunque tutto il calendario impegnato. La cosa grave è rimuovere dalla cultura un artista che ha un pensiero, un’opinione. Se la ragione della rimozione fosse che è una persona scomoda, che dà fastidio, a quel punto io lotterei e direi che è sbagliato”, ha specificato.
La polemica è diventata un motivo per approfondire la questione in maniera più generale: “È un abuso, ma non se si tratta di testi offensivi e violenti. Non capisco perché chi si occupa in prima persona della scrittura non sia in grado di dissentire e indignarsi di fronte a una caduta di nobiltà linguistica e poetica, stilistica. Ci sono moltissime persone che si stanno formando e hanno un’età delicata con tante potenzialità. Non meritano di credere che la realtà sia volgare, eppure gli viene somministrato quello che non vogliono”.
Ma qual è il reale problema del settore della musica? “Questa è responsabilità dei dirigenti dell’industria – ha concluso Morgan – che fanno un marketing dozzinale, basso, che non sono in grado di discernimento e non hanno un minimo di spessore. Sono figure che gestiscono grandi capitali investendo su fenomeni da baraccone e trascurando la qualità che farebbe migliorare tutta la popolazione. Non hanno nessun senso di decenza, non sono assolutamente allineati con la crescita culturale di una nazione, non gliene frega nulla. E artisti che si chiamano tali e che danno ragione a questo algoritmo del sistema del potere forte, dell’obbligo, della costrizione a un impoverimento linguistico e cognitivo. È squallido“.