“La grotta era attiva, la parte inferiore dei cunicoli era invasa dall’acqua. Le rocce non erano stabili e non ci si poteva affidare ad appigli”.
A parlare in esclusiva per Notizie.com è Luca Longo del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico (Cnsas). Insieme ad altre decine di soccorritori Longo ha partecipato alle operazioni di salvataggio di Ottavia Piana. La 32enne speleologa è rimasta bloccata nei giorni scorsi nell’Abisso Bueno Fonteno.
Nei giorni in cui l’Italia intera era in apprensione per le condizioni della donna, sono state diffuse del Cnsas alcune foto scattate in profondità. Scatti effettuati proprio da Longo. “La principale criticità che abbiamo affrontato – ha raccontato Luca Longo – sta nel fatto che la grotta è particolarmente stretta. È comunque sub-orizzontale e non ci sono pozzi impegnativi. Il più profondo è di 50 metri, un altro di 30, di 27, altri di pochi metri. La progressione per raggiungere il luogo dell’incidente è stata complessa perché i meandri per raggiungere Ottavia sono angusti e scabri”.
159 tecnici hanno operato per 75 ore nelle profondità della grotta Abisso Bueno Fonteno, tra il lago d’Iseo e quello di Endine in provincia di Bergamo. Piana è stata portata fuori dalla grotta la notte scorsa ed immediatamente trasferita via elicottero all’ospedale di Bergamo. La speleologa di 32 anni è stata sottoposta ad un intervento chirurgico per stabilizzare le fratture più importanti riportate nella caduta di sabato scorso. “Ringrazio tutti i soccorritori. – ha detto Piana – Grazie al personale sanitario che mi sta curando. Ora sto bene e sono fuori pericolo. Ho solo bisogno di recuperare e di riposo“.
Longo in esclusiva a Notizie.com: “Dovevamo avanzare in cunicoli stretti”
“La grotta è attiva. – ha continuato il soccorritore del Cnsas – La parte inferiore dei cunicoli è invasa dall’acqua e c’era dunque un problema oggettivo di temperatura. Inoltre la conformazione geologica della grotta è tale per cui le rocce non sono stabili. Spesso non ci si poteva affidare ad appigli per progredire. Quando abbiamo ripercorso il cammino verso l’uscita con la barella i problemi sono stati dimensionali. Dovevamo avanzare in cunicoli stretti che sono stati allargati nei punti più critici grazie alla Commissione disostruzione”.
Il riferimento di Longo è alla struttura operativa, coordinata da Giuseppe Bellino, che, come si legge sul sito web del Cnsas, partecipa attivamente alle operazioni di soccorso in grotta. Ha il ruolo cruciale della disostruzione di passaggi stretti altrimenti insuperabili per una barella.
“L’incidente di sabato scorso è dovuto all’imponderabile. – ha spiegato Longo – Piana è una persona preparata che conosce la grotta e lavorava per la mappatura anche delle acque sotterranee della montagna nell’ambito del progetto Sebino. Non si è trattato di incompetenza o altro, ma di casualità. Il consiglio per chi vuole affrontare l’esplorazione delle grotte e diventare speleologo è fare un corso di formazione del Club Albino, il Cai, oppure della Scuola nazionale di speleologia. Entrambe le strutture offrono formazione professionale e permettono di essere preparati e di non mettere a repentaglio la propria vita e quella dei soccorritori”.
Uno degli interventi più complessi di questo periodo
Il progetto Sebino, che prende il nome dall’antica denominazione del lago d’Iseo, è un’iniziativa di diverse associazioni speleologiche che si prefigge di mappare un’area carsica che si estende tra la Val Cavallina e la costa bergamasca del Lago di Iseo. Si tratta di un territorio di circa 90 chilometri quadrati, che si sviluppa all’interno dei vari Comuni tra cui proprio Fonteno, dove si trova l’Abisso in cui è rimasta intrappolata Ottavia.
“Si è trattato certamente di uno degli interventi più complessi che abbiamo affrontato in questo periodo. – ha concluso Longo – Ma a giugno 2014 abbiamo soccorso lo lo speleologo tedesco Johann Westhauser che è rimasto gravemente ferito a 1000 metri di profondità nella grotta Riesending, sui monti Bavaresi. La grotta è stata poi ribattezzata Abisso Riesending proprio in onore degli italiani. A quel soccorso hanno partecipato Italia, Svizzera, Germania, Croazia e Austria. Siamo riusciti a riportare lo speleologo in superficie dopo 12 giorni”.