Il caso delle interlocuzioni tra il governo italiano e la compagnia aerospaziale statunitense SpaceX, fondata da Elon Musk, continua a tenere banco.
La vicenda ruota attorno ad alcuni dettagli emersi a seguito della visita lampo della premier Giorgia Meloni presso la tenuta di Mar-a-Lago del presidente eletto degli Usa Donald Trump. Poche ore dopo i media statunitensi hanno lanciato la notizia circa un accordo da 1,5 miliardi di dollari affinché le forze armate italiane si dotassero della tecnologia Starlink per le telecomunicazioni. Il dibattito si è acceso soprattutto dal punto di vista politico.
Palazzo Chigi è stato costretto a smentire la sottoscrizione di qualsivoglia accordo, pur confermando “normali interlocuzioni”. Poche ore fa alla Camera dei Deputati il Ministro della Difesa Guido Crosetto, in risposta ad un’interrogazione da parte dell’opposizione, ha sottolineato che “laddove il governo dovesse optare per soluzioni commerciali, la Difesa attiverà un tavolo tecnico”. L’obiettivo sarebbe di “approfondire la sussistenza dei requisiti necessari a soddisfare le esigenze dello strumento militare”.
L’ipotesi che le interlocuzioni possano comprendere anche il centro spaziale italiano in Kenya proviene da un post su X di Andrea Stroppa, informatico, referente e collaboratore in Italia di Elon Musk. Particolarmente attivo sul tema, Stroppa ha messo a confronto la tecnologia avanzata di SpaceX e quella europea di Iris2. Quest’ultimo è un progetto dell’Unione europea di una costellazione satellitare per fornire connessione a internet via satellite.
Iris2, Arian 6, la Guyana francese
Un’iniziativa europea che, come confermato anche da Crosetto è stata “appena avviata, prevederà a regime circa 290 satelliti, con tempi di realizzazione ancora da quantificare. E che comunque oggi si prolungano oltre il 2030”. Il post di Stroppa parla tra le altre cose del volo inaugurale del nuovo lanciatore pesante europeo. Ovvero Ariane 6, partito dallo spazioporto della Guyana francese il 9 luglio 2024.
Il razzo Ariane 6, progettato per lanciare i satelliti a bassa orbita, è stato presentato con 4 anni di ritardo. Doveva essere pronto nel 2020. Ma quell’anno “non c’era ancora nulla. – ha scritto Stroppa – L’unica cosa che saliva alle stelle erano i soldi pubblici che venivano dagli Stati europei per finanziare il progetto”. Stroppa ha anche specificato che nell’ambito dell’iniziativa europea nessun lancio è previsto da basi italiane. Solo francesi.
Il post è stato commentato da Roberto Salis, padre dell’europarlamentare di Avs Ilaria: “Non racconti frottole: per un lancio è conveniente lanciare in prossimità dell’equatore. L’Italia non ha territori adatti, la Francia sì”. La risposta di Stroppa è stata: “Malindi Space Center, Kenya. Una base italiana con una storia importante e si spera un futuro ancora più importante”.
Il riferimento è al Luigi Broglio Malindi Space Center, situato in Kenya. Si tratta di una base operativa al di fuori del territorio nazionale dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) a cui è stata affidata nel 2004. “Stroppa sia serio. – ha continuato Salis – Dal Centro Broglio sono stati fatti in tutto 9 lanci, l’ultimo nel 1988. Quando lei probabilmente non era ancora nato. Se queste sono le sue argomentazioni rende ridicola la sua proposta nel suo insieme”.
L’ultimo lancio dal Kenya è stato effettuato nel 1988
L’ultimo lancio dal centro in Kenya è in effetti stato effettuato il 25 marzo 1988. Da allora le piattaforme sono inutilizzate e sottoposte alla sola manutenzione ordinaria. “Inizialmente sotto la gestione dell’Università di Roma La Sapienza – si legge sul sito web dell’Asi – attraverso il Centro Ricerche Progetto San Marco (Crspm), rappresenta per la sua localizzazione equatoriale sulla costa dell’oceano Indiano un sito ideale sia per attività di lancio che di controllo di satelliti da terra”. Tra il 1967 e il 1988 dalla base sono partiti in tutto 9 satelliti. 4 del programma San Marco, 4 statunitensi e uno inglese, e sono stati effettuati una ventina di lanci orbitali.
Le attività spaziali della base includono anche progetti di ricerca e le attività di formazione, ma il core business del centro è costituito da attività di ricezione dei dati satellitari e di telemetria e tracking dei vettori o altri oggetti spaziali. “La base è un nodo importante nella rete di cooperazione con gli altri Paesi e agenzie spaziali, – specifica l’Asi – come le Nasa, le Agenzie spaziali Europea, Esa, francese, Cnes, argentina, Conae, l’Agenzia spaziale kenyana e gli altri Paesi dell’Africa, oltre agli operatori commerciali, come SpaceX”.