Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha depositato presso la Corte d’Appello di Milano la richiesta di revoca degli arresti per il cittadino iraniano Abedini Najafabadi Mohammad.
A renderlo noto con un comunicato lo stesso Ministero della Giustizia pochi minuti fa. Il caso dell’imprenditore iraniano 38enne era strettamente legato a quello della giornalista Cecilia Sala detenuta in Iran e rilasciata qualche giorno fa.
Secondo quanto comunicato dal Ministero, non è possibile estradare Abedini negli Stati Uniti. I reati di cui gli Usa lo accusano, infatti, devono essere punibili secondo le leggi si entrambi i Paesi. Questo, in forza “dell’articolo 2 del trattato di estradizione tra il governo degli Stati Uniti d’America e il governo della Repubblica italiana”. Bisogna ricordare che il 38enne è stato arrestato le scorse settimane a Malpensa dalla Digos, su richiesta degli Usa.
Pochi giorni dopo a Teheran, capitale dell’Iran, è finita nel carcere di Evin Cecilia Sala con la generica accusa di aver violato le leggi islamiche. Che i due casi fossero scollegati è stato puntualizzato da più parti, ma sin dalle ore successive alla liberazione della giornalista era stato vociferato che nell’accordo con l’Iran per il rilascio ci fosse la mancata estradizione di Abedini, attualmente detenuto nel carcere di Opera, negli Usa. La richiesta di Nordio alla Corte d’Appello è giunta quindi pochi giorni dopo il rientro in Italia di Cecilia.
“La prima condotta ascritta al cittadino iraniano di associazione a delinquere per violare l’Ieepa (International emergency economic powers act, la legge federale statunitense) non trova corrispondenza nelle fattispecie previste e punite dall’ordinamento penale italiano”, ha fatto sapere il Ministero della Giustizia. Abedini è accusato da Washington anche di associazione a delinquere per fornire supporto materiale ad una organizzazione terroristica con conseguente morte. E di fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale ad una organizzazione terroristica straniera con conseguente morte.
Il Ministero: “Nessun elemento a supporto delle accuse”
Per questi altri reati “nessun elemento risulta ad oggi addotto a fondamento delle accuse rivolte emergendo con certezza unicamente lo svolgimento, attraverso società a lui riconducibili, di attività di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici avente potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari“. Abedini, tramite il suo legale, nei giorni scorsi aveva anche fatto sapere di essere “sollevato” per la liberazione di Cecilia Sala.
“Ora è chiaro a tutti che la liberazione di Cecilia Sala è stato uno scambio. – ha commentato Angelo Bonelli, co-leader di Alleanza Verdi Sinistra – Meloni ha chiesto prima il permesso degli Stati Uniti d’America, sia a Biden che a Trump. E questo ci fa rimpiangere Bettino Craxi nella sua autonomia nelle decisioni, basta ricordare il caso di Sigonella“.