“I dati sono interessanti, ma i tempi umani sono enormemente inferiori a quelli geologici. Non ci sono fluttuazioni importanti nel regime geodinamico, ma solo variazioni casuali nel rilascio di energia”.
A parlare, in esclusiva per Notizie.com, è Giuseppe Mastrolorenzo, primo ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Proprio l’Ingv in queste ore ha diffuso le statistiche riguardanti i terremoti registrati in Italia nel 2024. In totale il nostro Paese ha tremato per 16.826 volte.
“Il dato sul numero di terremoti avvenuto in Italia nell’ultimo anno, e sul confronto con gli anni precedenti, benché interessante, non ha molto significato dal punto di vista scientifico. – ha spiegato Mastrolorenzo – Esso raggruppa aree con diverse caratteristiche di rilascio di energia sismica a diversi regimi. Mediamente, l’energia rilasciata attraverso i terremoti nel territorio italiano è costante su scala temporanea lunga. Ma basta un terremoto più forte, superiore a 6 o prossimo al 7 di magnitudo Richter, che l’energia è decine di migliaia di volte maggiore rispetto ad un sisma minore magnitudo”.
Lo scorso anno sono stati registrati poco più di 46 eventi al giorno in media, rispetto ai 44 del 2023. Parliamo di una scossa ogni 30 minuti. Tutte le regioni sono state interessate dagli eventi in maniera più o meno intensa. Il terremoto più forte è avvenuto in Calabria, nell’area di Pietrapaola, non lontano da Cosenza, con magnitudo 5.
“Mediamente l’energia rilasciata, almeno da quando stiamo monitorando il territorio nazionale, potrebbe ritenersi costante. – ha continuato l’esperto – Questa dipende da processi geodinamici che non variano annualmente. La collisione tra Africa e Eurasia, responsabile della sismicità nell’area mediterranea, ed in particolare sul territorio italiano, non subisce rapide variazioni. Il rilascio di energia di certo non è omogeneo nel tempo, e occasionalmente si verificano scosse più forti”.
Mastrolorenzo in esclusiva per Notizie.com: “La proprietà delle rocce ed il rilascio di energia”
Dal 2019 il numero di terremoto si mantiene stabile, tra i 16mila ed i 17mila, ed è in calo rispetto al triennio 2016-218. L’aumento era stato provocato da una sequenza sismica nell’Italia centrale. Il numero di eventi sismici localizzati in quest’area è stato comunque importante anche nel 2024.
“La distribuzione tra eventi di maggiore e di minore magnitudo, definita dalla curva Gutenberg Richter (ovvero la curva che correla il numero dei terremoti con la magnitudo e la zona, ndr), dipende dalle proprietà delle rocce e dalle modalità di rilascio dell’energia. – ha detto Mastrolorenzo – Ci sono regimi diversi nell’Italia meridionale rispetto al centro e al nord. Nell’Appennino ci sono modalità di rilascio dell’energia diverse che dipendono dalle differenze nella rotazione della catena montuosa verso est. La linea Roccamonfina – Ortona, rilevata da molti autori, indica la differenza di velocità tra l’Appennino centrale e quello meridionale”.
Nel 2024 la Rete sismica nazionale (Rsn) ha localizzato alcuni eventi di magnitudo pari a 0.0 e addirittura uno di magnitudo negativa (-0.1). Quest’ultimo è stato rilevato il 30 settembre a pochi chilometri da Scheggia, al confine tra Umbria e Marche. In questo settore dell’Appennino l’Ingv dispone di una rete di sismometri molto fitta, che consente di localizzare terremoti molto piccoli.
“Il numero di terremoti può variare da un anno all’altro perché occasionalmente si verificano crisi sismiche, come quelle de L’Aquila, dell’Umbria Marche, di Amatrice. – ha affermato il ricercatore – La crisi Campi Flegrei, in atto ormai da anni, è responsabile di migliaia di terremoti, non tutti avvertiti. L’anno scorso ci sono stati oltre 6.700 eventi sismici, avvertiti con magnitudo anche di 1, data la bassa profondità ipocentrale. I dati, insomma, sono interessanti ma non indicano fluttuazioni importanti nel regime geodinamico, bensì variazioni casuali nel rilascio di energia. I tempi umani sono enormemente inferiori a quelli geologici. Questi ultimi processi variano su scala temporale molto più lunga rispetto ai nostri parametri decennali o secolari”.
La questione dell’accuratezza dei dati storici e della rilevabilità
Il terremoto più profondo del 2024 è avvenuto nel Tirreno meridionale il 17 maggio, con magnitudo 3.4, a 360 km di profondità. Nell’area compresa tra l’arco calabro e il Tirreno meridionale è in atto un processo di sprofondamento della litosfera oceanica ionica nel mantello terrestre. Questo processo geologico di subduzione è responsabile dell’apertura del bacino tirrenico, che fino a pochi milioni di anni fa non esisteva. È il motivo per cui in quest’area si registrano terremoti anche molto profondi.
“Nei cataloghi dei terremoti ci sono inoltre molte carenze. – ha dichiarato Mastrolorenzo – La nostra capacità di ricostruire l’attività sismica dipende dall’accuratezza dei dati storici e dalla rilevabilità del terremoto. Dai secoli passati manca tutta la documentazione sui terremoti non avvertiti di bassa magnitudo. Via via che passano gli anni migliorano le nostre capacità di rilevazione. Bisogna perciò contestualizzare i dati con il momento storico”.
L’accumulo di stress in una faglia è un processo molto lungo
L’ultimo sisma dell’anno 2024 è stato localizzato in Toscana, a Barberino del Mugello, a meno di 9 minuti dalla fine dell’anno. Il terremoto, di magnitudo 1.1, si inquadra nell’ambito di un piccolo sciame sismico manifestatosi nell’area toscana poche ore prima della mezzanotte del 31 ed esauritosi il 1 gennaio di quest’anno.
“I terremoti che registriamo in un dato anno sono il risultato di processi iniziati, specie con i terremoti più forti, secoli o millenni prima. – ha concluso Giuseppe Matrolorenzo – L’accumulo di stress sulla faglia è un processo lungo, e il terremoto è l’ultima fase in cui esso viene rilasciato. I tempi di accumulo sono proporzionalmente più lunghi via via che aumenta la magnitudo considerata. Quelli bassi di magnitudo rappresentano decenni di stress, quelli forti migliaia di anni di accumulo. Quello che vediamo è l’effetto finale di processi in atto molto lunghi”.