Lo aveva annunciato più volte in campagna elettorale. Ora, con la firma dei primi ordini esecutivi dopo l’insediamento alla Casa Bianca, il “muro di Trump” torna a essere realtà.
Il 47esimo presidente degli USA ha infatti dichiarato “emergenza nazionale” sul confine tra Stati Uniti e Messico. Con l’obiettivo di fermare l’immigrazione irregolare (e non solo) su suolo statunitense. Trump ha infatti reintrodotto la misura “Remain in Mexico”: andiamo a vedere più da vicino di cosa si tratta.
Il primo passo è stato quello di sospendere, con effetto immediato, le funzionalità dell’app CBPOne. Parliamo di uno strumento dedicato a chi ha bisogno di formulare una richiesta di asilo politico, di modo da poter varcare legalmente il confine tra i due Stati. A poche ore dal suo discorso inaugurale alla Rotonda del Congresso, le funzionalità dell’app che fa riferimento al Customs and Border Protections sono state sospese.
L’ordine esecutivo è anche retroattivo: cancellati tutti gli appuntamenti per migliaia di migranti
È stata l’app stessa, secondo quanto riferito dalla stampa americana, a informare i suoi utenti circa la sospensione delle attività. Da oggi il sistema che permetteva di fissare un appuntamento presso gli otto punti d’ingresso situati al confine Sud-Ovest tra Messico e Stati Uniti, è ufficialmente “not available”. Non solo: l’ordine esecutivo firmato da Trump ha anche valore retroattivo: tutti gli appuntamenti fissati finora sono stati cancellati.
Quali saranno le conseguenze sui flussi migratori che dal Messico si muovono verso gli USA? Per rispondere bisogna anzitutto analizzare i dati. Secondo le cifre fornite da CBPOne, sono oltre 800mila le persone entrate legalmente in terra statunitense da quando l’app è stata varata, ossia due anni fa. L’American Civil Liberties Union, organizzazione no-profit statunitense per i diritti civili, scrive che “prima della sua sospensione, CBPOne permetteva a circa 1.450 migranti al giorno di richiedere asilo”.
Ora questo processo non esiste più, “indipendentemente dai pericoli che i migranti, comprese le famiglie con bambini, sono costretti ad affrontare”. L’organizzazione stima in circa 30mila i migranti che avevano appuntamenti già programmati e che ora sono stati cancellati, da un giorno all’altro. “I loro sforzi sono stati resi vani – si continua nel documento – in alcuni casi, hanno speso gran parte dei loro risparmi nella speranza di un appuntamento”.
Medici senza Frontiere: “I migranti finiranno nelle mani dei trafficanti di esseri umani”
Sulla totale assenza di meccanismi legali che possano permettere ai migranti di varcare il confine Messico-Usa, pone l’accento anche Medici senza Frontiere. In particolare, sulle “gravi conseguenze sulla salute e sul benessere di centinaia di migliaia di persone”, come si legge in una nota diramata dall’associazione. “L’interruzione di CBPOne può causare maggiore stress, incertezza e panico tra la popolazione migrante”. E, cosa ancor peggiore secondo MSF, si espongono le persone “a rotte ancora più pericolose, lasciando un maggior numero di loro nelle mani dei trafficanti di esseri umani”.
Un altro elemento centrale per comprendere questo “nuovo corso” trumpiano in materia di immigrazione è la pratica del “catch-and-release”. In pratica: fino a oggi, i migranti che venivano sottoposti a processo, venivano poi rilasciati su territorio degli Stati Uniti in attesa del giudizio in tribunale. A partire dalla seconda amministrazione Trump, non saranno più rilasciati ma verranno trattenuti in carcere. Anche se, rileva la stampa americana, non è ancora chiaro come verranno affrontati i costi legati alla detenzione.
Insomma, sull’attuale situazione vige una comprensibile incertezza. Dato che lo stato di emergenza dichiarato da Trump porterà a novità del tutto sostanziali in materia migratoria. D’altro canto, secondo la presidente del Messico, Claudia Sheinbaum, “i messicani sono molto importanti per l’economia degli Stati Uniti – ha dichiarato in una nota diramata all’indomani dell’insediamento di Trump – qualunque forma di deportazione sarebbe una misura unilaterale da parte degli Stati Uniti”.
La deportazione dei migranti: le reazioni di Messico e Guatemala
L’ultimo punto è infatti quello della “deportazione” più volte annunciata da Trump dei migranti illegali su suolo statunitense. “Dichiarerà lo stato di emergenza nazionale sul nostro confine meridionale”, ha affermato, come ormai risaputo, Donald Trump. Provvedimento che fa il paio con la sospensione del programma per i rifugiati; il già ampiamente richiamato programma “Remain in Mexico”; la fine dello Ius Soli per i cittadini stranieri nati su suolo statunitense. Provvedimenti che, in qualche modo, richiamano quelli già varati dalla prima amministrazione Trump che furono oggetto di aspre battaglie legali.
Il rimpatrio sarà gestito secondo modalità ancora non specificate. Ma la presidente Sheinbaum si è detta già pronta “difendere messicane e messicani negli Stati Uniti con la rete consolare e il supporto di avvocati”. Inoltre, una volta rimpatriati, la presidente annuncia per i “migranti di ritorno” un programma completo di welfare. Di ammissione agli istituti sociali, occupazione e trasporto per raggiungere i luoghi di origine. Oltre che un piccolo sostegno economico iniziale.
Parole cui fanno eco quelle del presidente del Guatemala, Bernardo Arévalo. Già la settimana scorsa, il presidente guatemalteco aveva infatti annunciato una serie di azioni volte a sostenere i migranti che saranno espulsi dagli Stati Uniti. Tra queste. L’allestimento di rifugi temporanei e, come in Messico, un piano di trasporti che li aiuti a raggiungere i luoghi di origine. In definitiva: i governi dei Paesi confinanti si stanno già attrezzando per affrontare i provvedimenti annunciati e già attuati, in parte, dal nuovo inquilino della Casa Bianca.