Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro pluriaggravato. Sono queste le accuse emerse da un’inchiesta scaturita a seguito delle indagini sulla morte di Satnam Singh.
Bisogna ricordare che il 31enne, bracciante agricolo indiano, è morto nel giugno scorso all’ospedale San Camillo di Roma, dopo un ricovero di alcuni giorni. Era stato abbandonato davanti casa con il braccio tranciato e appoggiato sopra un cassetta della frutta.
Secondo quanto emerso dagli accertamenti dei carabinieri del comando provinciale di Latina, a lasciare Satnam senza un braccio è stato Renzo Lovato, il padre di Antonello già arrestato la scorsa estate in quanto accusato di omicidio doloso. Secondo l’accusa Antonello, titolare dell’azienda dove è avvenuto l’incidente, non ha chiamato immediatamente i soccorsi. Circa 7 mesi dopo, insomma, è finito in manette anche Renzo.
Satnam Singh, morto dissanguato per i ritardi nei soccorsi
I militari hanno infatti eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Latina su richiesta della locale Procura. Anche un’altra persona si trova adesso in un penitenziario insieme a Renzo Lovato. I due sono ritenuti presunti responsabili, in concorso tra loro, del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro pluriaggravato. Una vicenda terribile quella di Satnam Singh morto dissanguato per il ritardo con cui sono stati avvertiti i soccorsi.
Stando alle ricostruzioni, il bracciante è rimasto per circa 90 minuti senza l’arto, prima del trasporto in ospedale in elisoccorso. Con lui c’era la moglie Sony, anche lei allora impiegata nella stessa azienda agricola. “La consulenza medico legale ha accertato che ove l’indiano, deceduto per copiosa perdita di sangue, fosse stato tempestivamente soccorso, si sarebbe con ogni probabilità salvato”, avevano scritto i magistrati. Satnam quindi, se fosse stato soccorso in tempo, oggi sarebbe ancora vivo.
Procure e forze dell’ordine italiane hanno fatto partire una serie di accertamenti
Il caso dell’indiano ha scosso fortemente l’opinione pubblica. Subito dopo la tragedia sono state organizzate manifestazioni e cortei per chiedere maggiori tutele e contrastare una volta per tutte la piaga del caporalato. Procure e forze dell’ordine italiane, da nord a sud, hanno fatto partire una serie di accertamenti su campi, aziende, lavoratori. Ne sono scaturiti arresti, denunce e sequestri per centinaia di migliaia di euro. Stranieri sono anche il 70% dei braccianti agricoli che vengono sfruttati nelle campagne italiane.
Secondo l’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai-Cgil 230mila lavoratori stranieri farebbero parte del mondo sommerso dell’agricoltura. Di queste, 55mila sono donne e il 30% italiane o europee. Nella sola provincia di Latina nei campi ci sarebbero circa 30mila lavoratori indiani che operano principalmente nel settore agricolo. Il mercato di Fondi, uno dei più grandi d’Europa, è alimentato dal loro lavoro.