In un’epoca in cui l’umanità si trova ad affrontare sfide globali di proporzioni storiche, dalla crisi climatica alla minaccia di pandemie, un nuovo allarme si aggiunge alla lista delle preoccupazioni: l’asteroide 2024 Yr4.
Scoperto a fine dicembre del 2024 da un osservatorio in Cile, nell’ambito del programma Atlas (Asteroid Terrestrial-impact Last Alert System), questo corpo celeste ha immediatamente catalizzato l’attenzione della comunità scientifica internazionale.
Con una probabilità di impatto con la Terra stimata all’1,2%, pari a 1 su 83, il rischio sembra basso ma non trascurabile. L’asteroide ha un diametro compreso tra i 40 e i 100 metri e potrebbe generare conseguenze devastanti qualora entrasse in collisione con il nostro pianeta. Gli esperti paragonano le potenziali ripercussioni a quelle dell’evento di Tunguska del 1908 o alla creazione di un cratere largo fino a un chilometro.
Apophis nel 2004 aveva fatto registrare una probabilità d’impatto ancora più alta
Nonostante la preoccupazione iniziale, gli scienziati sono moderatamente ottimisti riguardo la possibilità di ridurre ulteriormente il rischio d’impatto attraverso future osservazioni che permetteranno di definire con maggiore precisione la traiettoria dell’asteroide. Questa situazione ricorda da vicino quella dell’asteroide Apophis che nel 2004 aveva fatto registrare una probabilità d’impatto ancora più alta (2,7%), successivamente ridotta a zero grazie agli studi approfonditi sulla sua orbita.
L’allarme suscitato da queste scoperte solleva questioni importanti sulla preparazione dell’umanità ad affrontare tali minacce cosmiche. Sebbene la tecnologia per monitorare gli asteroidi e calcolarne le traiettorie sia avanzata notevolmente negli ultimi decenni, rimane il problema su come reagiremmo effettivamente in caso di conferma d’impatto imminente.
Il caso del 2024 Yr4 evidenzia anche l’importanza dei programmi internazionali dedicati al monitoraggio degli oggetti Near Earth Object (Neo), come quello gestito dall’Agenzia Spaziale Europea e dal Jet Propulsion Laboratory della Nasa. Queste istituzioni svolgono un ruolo cruciale nel rilevamento precoce degli asteroidi potenzialmente pericolosi e nella valutazione dei loro percorsi orbitali.
Al momento della sua scoperta, l’asteroide si trovava a meno di tre milioni di chilometri dalla Terra – una distanza relativamente breve in terminologie astronomiche – rendendo palpabile la minaccia che questi corpi celesti possono rappresentare per il nostro pianeta. Attualmente situato a circa ventisette milioni di chilometri dalla Terra, è quasi impossibile osservarlo senza attrezzature specializzate; tuttavia è previsto che tornerà nelle vicinanze terrestri nel 2028 offrendo così ulteriori opportunità per studiarlo dettagliatamente.
Gli scienziati continuano ad analizzare e monitorare attentamente l’evolversi della situazione
La difficoltà nell’accertare con precisione massa e composizione dell’asteroide – se roccioso o ferroso – aggiunge incertezza alle stime degli effetti che potrebbe avere in caso d’impatto. Un asteroide ferroso sarebbe infatti considerato più pericoloso data la maggiore densità materiale capace di resistere meglio all’attraversamento dell’atmosfera terrestre senza disintegrarsi completamente prima dell’impatto.
Mentre gli scienziati continuano ad analizzare e monitorare attentamente l’evolversi della situazione relativa al 2024 Yr4, resta chiaro che eventi simili rappresentano una sfida significativa ma gestibile grazie ai progressivi avanzamenti tecnologici ed alla cooperazione internazionale nel campo della difesa planetaria.