Guerra dei dazi, la tregua con Messico e Canada e lo scontro con la Cina: le ultime mosse di Trump

Mentre la battaglia dei dazi tra Stati Uniti e Cina è appena cominciata, dall’altro lato del Pacifico sembra essersi installata una tregua fra USA, Messico e Canada.

il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump
Guerra dei dazi, Trump firma una tregua con Messico e Canada: cosa succede adesso (ANSA FOTO) – notizie.com

Le fibrillazioni dei mercati finanziari a Wall Street hanno convinto Trump a congelare l’annunciata guerra commerciale. Il presidente degli States ha sospeso l’introduzione delle tariffe al 25 percento per un mese sulle importazioni dal Messico. In cambio, ha ottenuto dalla presidente Claudia Sheinbaum l’invio di diecimila soldati al confine.

L’obiettivo di Trump, con quest’ultima mossa, è “contrastare il flusso di fentanyl e immigrati illegali” dal Messico agli USA. Il fentanyl, ricordiamolo, è una delle droghe più acquistate sul dark web: dal 2011, negli Stati Uniti, si sono registrati oltre 100mila decessi, di cui oltre 70mila solo nel 2021.

Ad annunciare l’avvenuto accordo è stata la presidente Sheinbaum su X: “Metteranno in pausa le tariffe – ha scritto – per un mese, a partire da ora”. Pochi minuti dopo, anche Trump ha confermato sul social Truth, riferendo di una “conversazione molto amichevole” con la collega messicana. I motivi alla base della decisione, dicevamo, sono legati alle pericolose oscillazioni dei mercati, in particolare a Wall Street.

Le oscillazioni sui mercati e la pax dei dazi

Il rendimento dei titoli del Tesoro a 10 anni era sceso al 4,541 percento, in calo rispetto al 4,566 della sessione precedente. Le criptovalute erano crollate del dieci percento: calo verticale poi attenuato dopo l’annuncio dell’accordo. Ora, durante questo mese di “congelamento”, andranno avanti le trattative fra le delegazioni messicana e statunitense. Con Trump che annuncia: “Non vedo l’ora di partecipare ai negoziati”.

Dal Sud al Nord, dal Messico al Canada. Le trattative sono andate in porto grazie a una telefonata fra Trump e il premier canadese dimissionario, Justin Trudeau. Anche in tal caso, il presidente degli Stati Uniti è riuscito a strappare la promessa di un maggior impegno nel contrasto al flusso di fentanyl: “Stiamo rafforzando la frontiera con personale e tecnologia – dice Trudeau – con un miglior coordinamento e risorse per fermare il flusso di fentanyl” grazie all’impiego di “circa 10mila persone”.

Sulla scorta di quanto già fatto da Trump per quanto concerne i cartelli della droga messicani, anche Trudeau annuncia che “designeremo i cartelli come terroristi, garantiremo 24 ore su 24, 7 giorni su 7 sul confine”. L’accordo, pur non essendo definitivo, ha almeno contribuito a calmare i mercati, scongiurando un nuovo lunedì nero dopo il crollo provocato dalla startup cinese di AI, Deepseek.

Dalle “ritorsioni” alle strette di mano: cosa è successo tra USA e Canada

Tra Stati Uniti e Canada sembra quindi tornata la pace, seppur temporanea, dopo le dichiarazioni infuocate dei giorni precedenti. Quando Trump aveva dichiarato di voler annettere il Canada come 51esimo stato Usa. Scatenando una prevedibile ondata di risentimento nazionalistico nel Paese dei grandi laghi. Solo sabato scorso, Trudeau aveva annunciato – a mo’ di ritorsione – dazi per circa 102 miliardi di dollari sui beni made in USA.

Non solo: la provincia dell’Ontario, la più popolosa del Paese, aveva minacciato di stacciare un contratto da 68 milioni di dollari con Starlink, la società di Elon Musk. Colpire lui e i suoi affari per colpire Trump, dato che i due sono notoriamente in ottimi rapporti. Ora, invece, le dichiarazioni distensive dopo gli scossoni sui mercati. Per quanto durerà? Difficile dirlo.

camion al confine tra il Canada e gli Stati Uniti
Dalle “ritorsioni” alle strette di mano: cosa è successo tra USA e Canada (ANSA FOTO) – notizie.com

Anche perché, su altri fronti, Trump sta andando avanti. La guerra commerciale con la Cina, come detto, sembra più che avviata. Il botta e risposta è stato pressoché immediato: da un lato gli Stati Uniti hanno applicato la misura dei dazi aggiuntivi al 10 percento nei confronti delle merci cinesi. Dall’altro, Pechino ha annunciato – dal 10 febbraio – dazi del 15 percento su carbone e gas naturale liquefatto, del 10 percento sul petrolio, sui macchinari agricoli, sulle auto di grossa cilindrata e sui pick-up.

Il fronte cinese: guerra commerciale o necessità di un accordo?

Pechino si sta muovendo secondo uno schema ben definito: mettere fuori gioco alcune aziende chiave dell’economia statunitense. Oltre ai provvedimenti già presi, il governo di Xi Jinping ha annunciato l’inserimento in una black list di due multinazionali USA: la Pvh Corp, proprietaria di marchi come Calvin Klein e Tommy Hilfiger, e la biotech Illumina. Altro punto importante: il tungsteno. La Cina ha infatti imposto controlli sull’export di materiali legati a tale materiale.

Stiamo parlando di un elemento fondamentale per la produzione di armi e semiconduttori. Di cui la Cina è il principale Paese produttore con oltre l’80 percento della produzione mondiale. Trovare alternative in tal senso, insomma, non è facile. Nemmeno per una potenza mondiale come gli Stati Uniti. Anche in tal caso, insomma, la sensazione è che sia necessario trovare un accordo commerciale più che aprire una guerra: eventualità, quest’ultima, che penalizzerebbe entrambe le economie come già stava accadendo con Messico e Canada.

Mentre, nei confronti della Ue, il presidente statunitense starebbe pensando a dazi del 10 percento su tutti i prodotti importati dall’Unione Europea. Con la quale gli USA hanno un deficit commerciale di ben 213 miliardi, calcolati ai primi mesi 11 mesi del 2024.

Una mossa, quella di Trump, che potrebbe indebolire la crescita della zona euro. Per poi far ripartire l’inflazione, che a gennaio è già salita del 2,5 percento su base annua. Da che a dicembre era del 2,4 e a settembre 2024 dell’1,7, a causa del rincaro dei prezzi energetici. Una situazione molto delicata che potrebbe aprire, su quest’altro fronte, la tanto paventata guerra commerciale.

Gestione cookie