Gli ultimi due tragici casi hanno visto come vittime Salvatore, un pensionato 84enne, e Giulia, una bambina di appena 9 mesi. Aggrediti e uccisi da cani.
Salvatore era un pensionato di Bagheria, in provincia di Palermo, aggredito da tre cani Corso. Nel caso di Giulia la ricostruzione è più complessa, uccisa nella casa in cui viveva con i genitori; a causa, sembra, dei morsi di un Pitbull.
E anche nel pomeriggio del 21 febbraio si è sfiorata la tragedia: un neonato è stato morto alla testa da un cane in una casa di Novoli, a Firenze. In base alle prime informazioni, un cane di razza Staffordshire Bull Terrier ha morso il piccolo in casa, mentre i genitori erano presenti assieme ad altre tre persone. Il padre 24enne, nel tentativo di fermare l’animale, sarebbe rimasto ferito.
Il neonato è fortunatamente fuori pericolo, ma queste ultime tre aggressioni, di cui due mortali, riportano sotto i riflettori le questioni relative ai cani di grossa taglia. Sia per quanto concerne la loro effettiva pericolosità per l’incolumità umana; sia per quanto riguarda la capacità dei padroni di prendersene cura.
Un argomento delicato, di cui abbiamo parlato con Priscilla Pasqualini. Sorella di Paolo, ucciso da tre Rottweiller un anno fa, a febbraio 2024, mentre si trovava nel bosco di Manziana. Vicino Roma. Paolo aveva 39 anni. Si trovava lì, dove passeggiava e si dedicava spesso al jogging.
Priscilla a notizie.com dopo la morte di suo fratello: “Cani aggressivi già segnalati”
Sua sorella Priscilla, dopo la morte di Paolo, porta avanti una battaglia volta a colmare quelli che sono i vuoi normativi sull’affidamento dei cani mordenti. “In molti casi questi cani aggressivi erano già stati segnalati – dice Priscilla ai microfoni di notizie.com – per cui una buona quota di queste aggressioni poteva essere evitata”.
Priscilla, in quest’ultimo anno, ha fatto rete. Ha cercato persone che portassero con sé il dolore di una storia simile alla sua. Con l’obiettivo di sensibilizzare le persone circa il possesso di cani feroci o comunque di grossa taglia. Non solo: “Il problema è che ci sono da sensibilizzare tante persone”, afferma Priscilla. Anche chi è deputato al controllo di certi processi.
“Non c’è un controllo del proprietario a monte; non c’è una valutazione comportamentale del cane; non c’è una valutazione sugli allevamenti, per cui si possono formare anche degli incroci che aumentano l’aggressività del cane stesso”. Priscilla, quindi, evidenzia quello che è a tutti gli effetti un vuoto normativo. Ossia: una mancanza di controllo sulla “filiera” di affidamento di cani che, a tutti gli effetti, possono diventare pericolosi per l’essere umano.
Non solo: “Non esiste un’assicurazione obbligatoria” nei confronti dei proprietari dei cani. “Il risultato è che magari le vittime si ritrovano senza un braccio e senza un risarcimento, dovendo poi provvedere alla cura dei propri figli”.
Priscilla è determinata a portare avanti questa battaglia. Assieme a sua madre Simonetta, che ai microfoni di notizie.com, sottolinea come l’Italia sia uno dei Paesi europei con più cani pro capite: “14 milioni e mezzo di cani sono moltissimi rispetto alla popolazione. È ovvio che poi gli incidenti aumentino, anche perché negli ultimi anni c’è questa moda di prendere in casa razze pericolose. Come i Pitbull o i Rottweiller”.
Un primo tentativo di “normalizzazione” è stato fatto dalla Regione Lombardia: una proposta di patentino per chi ha un animale potenzialmente pericoloso. “Un buon punto di partenza”, lo definisce Priscilla. “Manca la valutazione psicofisica del proprietario, nonché un’assicurazione con massimali ridicoli. Puoi ritrovarti con un bambino sfregiato e ricevere un risarcimento di soli 30mila euro”.