Sui social network è stato lanciato il minuto di silenzio dedicato dalle famiglie delle vittime di aggressioni dai cani a ogni singola persona che ha perso la vita.
In un clima di crescente dolore nelle ultime ore si è aggiunto il caso di un neonato di 15 giorni morso da un cane alla testa e ricoverato urgentemente all’Ospedale Meyer di Firenze. Ancora in prognosi riservata il bimbo è stato operato ed è in codice rosso anche se SkyTg24 fa sapere che non è in pericolo di vita.
Priscilla Pasqualini, sorella di Paolo ucciso dodici mesi fa a 39 anni anni da tre rottweiler nel bosco di Manziana, ha parlato a Notizie.com dell’iniziativa che lei stessa ha curato: “Ho proposta l’idea sul gruppo Whatsapp delle vittime, siamo un’associazione di fatto, è stata subito accolta. A cantare è Patricia Masithela, la ragazza morta sbranata da cinque pitbull a Latina. Abbiamo deciso di lanciarla io e Fabio Pacini, il cognato di Patricia, ognuno lo fa quando vuole non abbiamo fissato un momento preciso, ma è un gesto simbolico. Non risolverà le cose, ma vogliamo far sentire la nostra voce”.
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Sul bambino ha specificato: “Se siamo di fronte a dei proprietari incompetenti la museruola dovrebbe essere messa al primo posto invece non viene mai considerato come un aspetto fondamentale”.
Cosa è successo a Paolo Pasqualini?
Priscilla torna sull’evento che ha portato alla scomparsa di suo fratello Paolo: “Era uscito una mattina per fare una passeggiata, l’ho ritrovato la sera in camera mortuaria in condizioni difficili da descrivere. A un anno da quanto accaduto i proprietari continuano a fare la loro vita, gli unici che hanno pagato le conseguenze del fatto sono stati i cani rinchiusi in un canile. Ora se i proprietari dei cani prenderanno un patentino e metteranno apposto le recinzioni dell’abitazione potranno riprendere i rottweiller”.
Una situazione che vive di vuoti normativi e di paradossi che vengono portati avanti dopo i tragici eventi. “Il problema non è solo responsabilizzare il proprietario, mi devono spiegare perché i cani glieli ridanno. Questa persona aveva una recinzione di 120 cm e un cancello che non si chiudeva. Non sono stata risarcita, non erano rassicurati e non hanno presentato una polizza valida e il giudice ha disposto un sequestro. A me dei soldi non importa nulla, ma era l’unica forma di giustizia e nemmeno quella è stata applicata. Pensate all’ipotesi di un bimbo sfregiato a vita e tutto il suo danno psicologico, come può fare una famiglia senza ricevere nemmeno un euro a gestire tutto?“, spiega.
Conclude augurandosi che cambi qualcosa: “La responsabilità è del proprietario, non andrà nemmeno in galera perché per omicidio colposo fino a quattro anni si può finire a fare lavori socialmente utili. È come se si legalizzasse l’omicidio attraverso al cane. Una persona che non ha consapevolezza di cosa può accadere, con un patentino e una recinzione non è detto che i cani non possano uccidere di nuovo. Dobbiamo responsabilizzare anche gli enti preposti. Ad Acerra una bimba ha perso la vita e non sappiamo con certezza cosa è accaduto, se fosse stato il pitbull poteva essere tutto evitato perché quello era già stato segnalato. Come è accaduto a Pisa con il bambino che è stato aggredito da un cane già segnalato”.