ESCLUSIVA – Giorno del ricordo. Egea Haffner: “Io, la bambina con la valigia”

La sua immagine è diventata un simbolo: la bambina di 5 anni che con la valigia in mano lasciava la sua terra. Oggi Egea ha 80 anni e ricorda quei momenti. 

Egea Haffner, la bambina con la valigia, oggi ha 80 anni

La sua foto, scattata nel 1946, è diventata il simbolo dell’esodo istriano. L’immagine di una bambina di cinque anni preoccupata e imbronciata, che tiene in mano una borsa con scritto “esule giuliana”, è stata usata nei documentari, nei film ed utilizzata in diversi volumi dedicati alle Foibe. Egea Haffner oggi ha 80 anni, ma ricorda ogni singolo momento vissuto con la sua famiglia, costretta a lasciare Pola.

“Ricordi che rimarranno indelebili nella mia mente. Fortunatamente ho una memoria di ferro e ricordo tutto – dichiara in esclusiva a Notizie.com – e ogni volta che vedo quell’immagine provo un senso di grande tristezza. Ricordo perfettamente il momento in cui venne scattata. Ne ho fatte anche altre in cui sorridevo, ma quella rappresenta alla perfezione quel momento. Una bambina imbronciata, arrabbiata, costretta a lasciare la propria casa. I propri amici, i luoghi dove è nata e cresciuta. E in quei momenti non potevo capire il perchè”.

Egea ha lasciato la sua casa con la mamma. “Mio padre già non c’era più. Un giorno vennero dei soldati di Tito e bussarono alla porta. Dissero a mia madre che papà doveva seguirli per un controllo, ma non tornò mai più. In quegli anni vivemmo situazioni terribili. Ancora oggi quando sento una sirena penso sempre ai bombardamenti, alle sirene che ci avvisavano che da lì a poco sarebbero arrivate le bombe. Sotto una di quelle cadde un mio zio. Pochi minuti prima era in strada con me”.

“Ora finalmente se ne parla”

Egea Haffner, la bambina con la valigia – Youtube –

Egea lasciò Pola, insieme ad altre migliaia di persone. “Fummo costretti ad andare via. Con mia madre trovammo rifugio in Sardegna a casa di mia zia, che era sposata con un militare. Ma dopo poco tempo mia nonna, che nel frattempo si era rifugiata vicino Bolzano, chiese di vedermi. Mamma mi mandò li, convinta di riabbracciarmi a breve, ma io non tornai più in Sardegna. Rimasi con nonna che soffriva di cuore, ma che nel frattempo aveva aperto un negozio di oreficeria. All’inizio fu dura: armadi vuoti, un lavandino, due materassi dove dormire. Ma ci siamo date da fare e abbiamo iniziato una nuova vita”. 

La storia di Egea, insieme a quella di migliaia di italiani, è stata nascosta, accantonata, per anni. Oggi, anche attraverso la sua testimonianza (raccolta in un libro), si è conosciuta la verità: “Sono contenta che almeno questo obiettivo siamo riusciti a raggiungerlo: che tutti sappiano cosa è successo, che tutti conoscano la verità. E’ importante soprattuto per i giovani, che hanno fame di conoscenza. Dipende tanto anche dagli insegnanti, dalle scuole, che fino a pochi anni fa non toccavano questo argomento. Spero che anche il mio libro aiuti a capire gli eventi”.

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