Non pagando le cartelle esattoriali, emesse dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione per debiti non saldati, sono previste delle conseguenze: cosa c’è da sapere.
In queste settimane si è molto parlato di cartelle esattoriali, considerata le varie proposte della Lega di introdurre una nuova rottamazione per permettere ai contribuenti di regolarizzare la propria posizione con il Fisco. Le proposte sono al vaglio del Governo e non c’è nulla ancora di ufficiale.
Intanto, attraverso il decreto Milleproroghe, è stata stabilita la possibilità riammissione alla rottamazione quater per coloro i quali non erano riusciti a rispettare le scadenze di pagamento entro il 31 dicembre dello scorso anno. I cosiddetti decaduti potranno, dunque, essere riammessi alla definizione agevolata, ma in tal senso molti si chiedono cosa succede non pagando una cartella esattoriale. Vediamo tutto quello che c’è da sapere.
Debiti, cosa accade non pagando una cartella esattoriale
Le cartelle esattoriali sono degli atti emesso dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione o altri enti incaricati nei confronti di un debitore per recuperare le somme dovute. Quando si riceve una cartella esattoriale si hanno 60 giorni dalla notifica per effettuare il pagamento, anche se è possibile richiedere una rateizzazione delle somme che possono essere restituite con un piano di rimborso variabile in base all’ammontare del debito e alla situazione economica del contribuente.

In caso di mancato pagamento, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può avviare le procedure di tutela del credito: il fermo amministrativo dei veicoli intestati al debitore o, nel caso di somme dovute oltre i 20mila euro, l’ipoteca dei beni immobili sempre intestati al debitore. Prima di rendere esecutivo una delle due procedure, viene inviata una comunicazione all’interessato concedendo ulteriori 30 giorni di tempo per regolarizzare la propria posizione con relative sanzioni e interessi.
Un’altra procedura che può scattare per il mancato pagamento di debiti con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione è il pignoramento dei beni mobili, come il conto corrente, la pensione o lo stipendio del debitore, ma la procedura deve rispettare determinati limiti stabiliti dalla legge per garantire all’interessato una vita dignitosa.
In questi casi è anche necessario sapere che se l’interessato risulta essere nullatenente, dunque privo di redditi o beni pignorabili, non può essere avviata una esecuzione forzata. Dopo cinque anni dall’emissione della cartella esattoriale, nel caso in cui è risultato impossibile il recupero delle somme, l’atto viene discaricato automaticamente. In sintesi, se l’ente, dopo vari tentativi non andati a buon fine, non riesce a recuperare le somme provvederà all’annullamento della cartella.
Infine, è possibile anche avviare una procedura di sovraindebitamento, quando si hanno troppi debiti con il Fisco. In situazioni simili è necessario rivolgersi all’ente o al giudice chiedendo l’estinzione del debito o un pagamento rateale con una quota ridotta stabilita dal giudice.