La notizia ha fatto esultare l’intero governo italiano. La Commissione europea ha proposto di redigere un primo elenco di Paesi di origine sicuri.
L’obiettivo è ovviamente quello di accelerare le procedure che riguardano i migranti: dalle domande di asilo ai rimpatri. E la linea sembra essere esattamente quella dell’esecutivo romano, che sulle procedure accelerate ha scommesso molto.
“L’Italia ha svolto e sta svolgendo un ruolo decisivo per cambiare l’approccio europeo nei confronti del governo dei flussi migratori”, ha commentato Meloni. Ma c’è da specificarlo: la scommessa italiana per il momento è tutt’altro che vinta. Il nostro Paese ha realizzato in Albania due centri per i migranti il cui utilizzo è stato ripetutamente bocciato dai giudici italiani, in disaccordo con il governo proprio su questo punto: quali sono i Paesi sicuri di provenienza?
I centri in Albania, il lungo scontro sui Paesi sicuri
I centri al momento sono utilizzati come “normali” Cpr (Centri per i rimpatri), e sono finiti più volte nel mirino di organizzazioni umanitarie internazionali e opposizione politica. Che anche stavolta, all’annuncio della Commissione, è salita sulle barricate: “È solo propaganda, si forzerebbe il diritto europeo”. Ma tant’è. La lista prospettata dall’organo europeo presieduto da Ursula von der Leyen potrebbe cambiare definitivamente le carte in tavola.
E l’ormai prossimo pronunciamento della Corte di giustizia dell’Unione europea (Cgue), alla quale diversi Tribunali italiani si sono rivolti, potrebbe fare il resto. Secondo alcuni rumors, infatti, anche la Corte potrebbe propendere affinché la lista dei Paesi sicuri possa essere inclusa in un provvedimento di governo nazionale. Un orientamento anticipato nei giorni scorsi anche dall’avvocato generale della Corte di giustizia Ue Richard de la Tour.
“Se oggi anche in Europa – ha continuato la premier, che tra poche ore incontrerà, in qualità di leader europea, il presidente Usa Donald Trump – ci si pone come priorità la difesa dei confini esterni, il contrasto all’immigrazione irregolare di massa, il rafforzamento della politica dei rimpatri e l’attuazione di partenariati paritari con i Paesi di origine e transito, lo si deve per buona parte alla determinazione e alla caparbietà dell’Italia. I fatti dimostrano che avevamo ragione e che siamo sulla buona strada”.
Nello specifico, la Commissione europea ha proposto di redigere un elenco che comprenda anche Kosovo, Colombia, India, Marocco, Tunisia, Bangladesh ed Egitto. Proprio questi ultimi tre Paesi sono finiti nello “scontro” totale tra governo e magistratura.
Paesi sicuri, la Commissione Ue: “Concetto da applicare in modo uniforme”
“Alcuni Stati membri – hanno fatto sapere dalla Commissione – dispongono già di elenchi nazionali di Paesi di origine sicuri. Un elenco dell’Ue li integrerà e promuoverà un’applicazione più uniforme del concetto, che consentirà agli Stati membri di trattare le domande di asilo dei cittadini dei Paesi elencati con una procedura accelerata, sulla base dell’improbabilità che le loro domande siano accolte”.
Lo scopo, lo abbiamo accennato sopra, è trattare più rapidamente e in modo più efficiente le domande di asilo dei richiedenti che potrebbero essere infondate. “La proposta della Commissione europea sulla lista dei Paesi di origine sicuri conferma quanto il Governo italiano sostiene da tempo. – ha detto Carlo Fidanza, capo delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo – È una vittoria politica e giuridica dell’Italia e del nostro governo ed è una sconfitta della sinistra politica e giudiziaria, che continua a ostacolare ogni intervento messo in campo per fermare la tratta degli esseri umani e restituire sicurezza alle nostre città“.
L’eurodeputata del Partito democratico Cecilia Strada ha parlato di un tentativo di forzare il quadro del diritto europeo per dare man forte “a questo o quello Stato membro nelle sue politiche interne. O, ancora peggio, un tentativo di creare un contesto di pressione mediatica e politica sulla Corte di giustizia dell’Ue in vista della sentenza prevista nelle prossime settimane”.
Per l’europarlamentare dem in Bangladesh, Egitto e Tunisia è ancora in vigore la pena di morte. Si registrano ancora atti di persecuzione e torture contro minoranze e oppositori nonché limitazioni importanti delle libertà fondamentali. “Difficile pensare che possano essere considerati regimi pienamente democratici, e quindi sicuri”, ha concluso.
Magi (Più Europa): “Resta il flop dei centri in Albania”
È sicuro che si tratti solo di un annuncio di propaganda il segretario di Più Europa Riccardo Magi: “Di cosa stiamo parlando? C’è una proposta di modifica che la Commissione intende fare su un regolamento che entrerà in vigore da metà 2026 e dovrà avere il via libera non solo del Consiglio ma anche del Parlamenro europeo”.
“Non sarebbe neanche una notizia se non interessasse il governo Meloni. Un’esultanza del tutto ingiustificata. Resta il flop dei centri in Albania e il totale fallimento della politica di questo governo sui flussi migratori“.