Referendum Giustizia, Meloni sgambetta Salvini e il centrodestra si sfalda ( ancora )

I giudici si riuniranno il 15 febbraio per decidere il destino dei referendum: sei sulla giustizia, uno sull’eutanasia e uno sulla cannabis

La coalizione di centrodestra si è sciolta, diceva Salvini qualche giorno fa e a guardare i fatti non sembra avere poi così torto. L’ultimo banco di prova è il referendum sulla giustizia promosso dalla Lega e dai Radicali.

I giudici della Consulta, sotto la nuova presidenza di Giuliano Amato, si riuniranno domani, il 15 febbraio, in camera di consiglio per decidere il destino dei sei referendum sulla Giustizia e di quelli su eutanasia attiva e cannabis legale. In totale, dunque, i referendum che passeranno ai 15 giudici costituzionali, sono otto. “Dobbiamo impegnarci al massimo per consentire, il più possibile, il voto popolare. È banale dirlo ma i referendum sono una cosa molto seria e perciò bisogna evitare di cercare ad ogni costo il pelo nell’uovo per buttarli nel cestino”, ha affermato D’ Amato qualche giorno fa. I sei referendum sulla Giustizia sono stati promossi dai Radicali e dalla Lega, con il sostegno di nove consigli regionali del centrodestra: Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria, Veneto.

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Giorgia Meloni, ormai ex alleata salviniana, ha firmato quattro dei sei requisiti. Come riporta La Stampa, la leader di Fratelli D’Italia non avrebbe alcuna intenzione di prendere parte alla campagna referendaria in primavera e vorrebbe riportare la discussione nell’unica sede opportuna, dice lei. “Troviamo incomprensibile che questi temi, nell’acclamazione trasversale del discorso di Mattarella, non possano trovare rapida soluzione legislativa in Parlamento, facendo risparmiare centinaia di milioni di euro agli italiani”, dice Meloni.

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Fratelli D’Italia depositerà quindi una mozione per capire chi è della parte del partito, ma dal Carroccio la presa di posizione non è stata accolta di buon grado. “I quesiti toccano questioni costituzionali, non si possono certo cambiare con un emendamento votato dal Parlamento”, tuona Giulia Buongiorno. Semplificato, l’obiettivo di Fratelli d’Italia sarebbe impegnare il governo Draghi a legiferare sul tema della giustizia, tranne su due punti che non hanno ricevuto l’appoggio di Meloni: sull’abuso della carcerazione preventiva e sull’abolizione della legge Severino.

 

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