ESCLUSIVA – Lorenzo (Pescatore): “Non ce la facciamo più ad andare avanti”

In seguito alla protesta dei pescatori di Anzio contro il caro gasolio, notizie.com ha contattato Lorenzo, uno dei leader dello sciopero.

Le proteste dei pescatori di Anzio
Le proteste dei pescatori di Anzio (Twitter)

Quali sono i motivi della vostra protesta?

Più che protesta, ci siamo arresi, perché la nafta (gasolio) da 0,84 centesimi la scorsa settimana è arrivata a €1,10. Quindi, per una barca media, ci vogliono 2.100 euro di nafta a settimana, più le paghe dei marinai, più i costi di un peschereccio… non ce la facciamo più. Quindi, se devo andare a lavorare per rimetterci, mi fermo, e va bene così. Vado a lavorare per rimetterci?

LEGGI ANCHE >>> ESCLUSIVA – Natalizia: “Guerra in Ucraina? Gli obiettivi di Putin sono due”

In che modo il Governo potrebbe darvi una mano per far sì che possiate continuare a fare il vostro lavoro?

Secondo me la soluzione è semplice. Dato che noi non è che andiamo a spasso, ma la nafta la consumiamo perché lavoriamo, facciamo 15/16 ore al giorno, il governo deve mettere un prezzo fisso. 0,50/0,60 centesimi, un costo che noi possiamo sostenere. Così avremmo anche un piccolo guadagno che andrebbe speso nella manutenzione della barca, e in questo modo potremmo andare avanti dignitosamente. Sennò così stiamo sempre sotto, e uno si stanca pure. La voglia di lavorare passa.

Le proteste dei pescatori di Anzio
ANSA/Telenews

Quali sarebbero le conseguenze di un vostro sciopero prolungato per voi e per i consumatori?

Non ci sarà più il prodotto d’eccellenza del nostro mare, fresco, sulle tavole degli italiani. A noi dispiace anche di esserci fermati, perché tanta gente si priverà di pesce fresco.

LEGGI ANCHE >>> ESCLUSIVA – I segreti dell’alimentazione sportiva con il nutrizionista Fabbri

Vorrebbe mandare un messaggio alle istituzioni?

Ci promettono, ci promettono, ci promettono… ormai sono svariati anni che il settore della pesca è in crisi. Ci fanno sempre promesse, ma non si vergognano di non rispettarle? Ci stanno levando il sangue. Se noi chiudiamo le barche qui non so quante persone vanno in disoccupazione: ogni barca ha tre/quattro marinai, se noi le fermiamo i marinai vanno tutti in cassa integrazione. Sai quanta disoccupazione crei? Ma noi non vogliamo arrivare a questo punto. Non abbiamo mai chiesto nulla. Ribadiamo solo il diritto a lavorare. Vogliamo lavorare in santa pace. È dura perché il problema principale adesso è la guerra in Ucraina, e siamo consapevoli che non è il momento adatto per una protesta, ma se tutti i pescherecci di tutta Italia si mettono d’accordo significa che non ce la facciamo più ad andare avanti.

Gestione cookie