Smart Working, i ‘pro’ ed i ‘contro’: gli ultimi dati non lasciano dubbi

Smart working, c’è ancora chi è costretto ad applicarlo (contro la sua volontà) mentre c’è anche chi si è abituato a questo stile di vita e adesso davvero non può proprio più farne a meno

Smart Working, i pro ed i contro
Smart Working (Ansa Foto)

Inutile ricordare che il Covid ha completamente cambiato le nostre vite. Anche (e soprattutto) per quanto riguarda il mondo del lavoro dove le abitudini degli italiani e di altre persone del mondo sono state completamente stravolte. Anche se, la maggior parte, ha trovato questo cambiamento come un fattore positivo. Per chi lavora con il pc in una azienda e allo stesso tempo può farlo liberamente da casa ha trovato tantissimi vantaggi. Quali? Sicuramente quello di risparmiare benzina (ed in questo periodo è una fortuna con i prezzi che ci sono) oppure prendere i mezzi per raggiungere il luogo del lavoro.

Per non portarla sulle lunghe il 61% ha approvato l’idea dello ‘Smart Working‘. Anzi, in molti hanno considerato questo cambiamento una grande opportunità per migliorare il loro stile di vita. Anche se, una piccola percentuale, l’ha vissuta come una costrizione a rimanere chiusi in casa. D’altronde era inevitabile visto che, a partire da marzo del 2020, la situazione a livello di contagi era decisamente fuori controllo. Questi sono i sondaggi ufficiali dell’azienda ‘Swg‘.

Smart working, il 61% degli italiani non può farne a meno

Smart Working, i pro ed i contro
Smart Working (Ansa Foto)

Lo Smart Working, come riportato in precedenza, ha i suoi ‘pro‘ ed i suoi ‘contro‘. Da una parte ha peggiorato le relazioni interne (come quella tra i colleghi ed il responsabile). Mentre c’è anche chi afferma che questa modalità lavorativa ha favorito la qualità dell’attività svolta. Un altro fattore positivo è che in molti hanno avuto la possibilità di stare più tempo a casa con i propri figli.

Anche per quanto riguarda le relazioni con i familiari ed i conviventi c’è stato un grande miglioramento. Tra gli uomini e le donne proprio quest’ultima sono risultate quelle più sensibili al cambio di modalità di lavoro.

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