L’attacco del teatro a Mariupol diventa un mezzo di propaganda in una guerra che continua a fare vittime: fra dubbi e poche certezze arriva il bilancio definitivo.
Il primo bilancio dell’attacco russo sul teatro di Mariupol rischiava di raccontare scene apocalittiche. Si era parlato di circa 500 morti in un edificio che si è trasformato in rifugio grazie ai larghi sotterranei, e nel quale ci sono ancora ora molti bambini, segnalati dalla scritta “deti”, ben leggibile dall’alto.
Un modo per segnalare che nel luogo ci sono molti civili innocenti, spesso negli ultimi giorni rimasti colpiti dai missili e dalle offensive di terra. Fra dubbi, perplessità e ricostruzioni sul teatro distrutto, arriva un bilancio definitivo, e a fornirlo sono le autorità ucraine.
Pare che la temuta strage sia stata fortunatamente scongiurata, e in molti si interrogano sulla propaganda da parte delle due nazioni in guerra, che della comunicazione fanno un’altra arma per lanciare messaggi all’opinione pubblica.
L’attacco a Mariupol e il primo bilancio: la strage sarebbe scongiurata
Non ci sarebbero morti dopo la pesante offensiva sul teatro di Mariupol. Le autorità ucraine svelano infatti che ci sarebbe solo un ferito dopo il pesante bombardamento, e Lyudmila Denisova, commissario dell’Ucraina per i diritti umani, sottolinea che nel bunker sotterraneo ci sarebbero ancora 1300 persone in attesa che i soccorritori liberino l’area dalle macerie.
Restano quindi molti i dubbi sulle accuse reciproche. Le autorità ucraine hanno denunciato un massacro di civili che fortunatamente non c’è stato. Dal canto suo la Russia ha respinto le accuse puntando il dito sugli ultranazionalisti ucraini. Secondo il Cremlino, il battaglione Azov avrebbe colpito i teatro in una sorta di “provocazione” per poter poi accusare Mosca.
La propaganda diventa quindi un mezzo pesante in una fase della guerra in cui gli attacchi continuano. Al teatro di Mariupol non ci sarebbero però state vittime, e la notizia di una temuta strage sembra fortunatamente scongiurata.