Ettore Prandini, il presidente di Coldiretti, commenta le misure contenute nel decreto energia per far fronte ai rincari
“Il fatto che il Governo abbia accettato le misure contenute nel piano di Coldiretti è sicuramente un segnale positivo, in grado di dare un po’ di respiro ad un settore in grave debito d’ossigeno come quello dell’agricoltura italiana. Gli obiettivi cui puntare a lungo termine, però, devono essere ben altri, primo fra tutti quello della sovranità alimentare“. Ha esordito così, Ettore Prandini, il presidente di Coldiretti, intercettato sulle pagine de Il Tempo.
Il presidente ha commentato le misure del Decreto Energia che restano in ogni modo insufficienti per supportare la grave situazione in atto. “È un primo provvedimento, senz’ altro positivo, che può aiutare in diversi modi un settore in sofferenza come quello dell’agricoltura, il quale oggi si trova ad affrontare 8 miliardi di costi aggiuntivi tra mangimi, concimi, energia. La situazione però è molto fluida e in continua evoluzione: dovessero peggiorare le cose, ovviamente si renderà necessario intervenire ulteriormente”, ha detto Prandini. Tra le misure fondamentali – a dire dell’esperto – ci sono l’istituzione di mutui a 25 anni con garanzia gratuita Ismea; l’introduzione del credito di imposta del 20% per la riduzione del costo del gasolio; lo stanziamento di 35 milioni destinati filiere in crisi; il via libera ai fertilizzanti naturali.
“Poter usare il digesato ci permette di continuare a produrre in maniera continuativa, e questo è vitale per l’agricoltura del nostro Paese, ancora purtroppo vittima di una strutturale insufficienza produttiva”, spiega il presidente. Resta la problematica dell’insufficienza produttiva, dovuta alla globalizzazione e ai meccanismi congegnati dell’Ue, “i quali paradossalmente in certi casi incentivano – anche economicamente – la non coltivazione del suolo piuttosto che la produzione su tutte le superfici coltivabili. Infine, c’è la questione della mancata valorizzazione delle aree interne, ampiamente sottoutilizzate. Se agissimo contestualmente su tutte queste situazioni, potremmo recuperare più di un milione di ettari da coltivare…”.
Per le nuove colture è stato stanziato in totale un miliardo di euro da ripartire per 27 Stati membri, di cui all’Italia spetteranno appena 50 milioni. Le cifre, dice Coldiretti, non permettono di poter fare ragionamenti ad ampio respiro. “L’attuale crisi bellica è solo una piccola parte del problema. Le criticità di oggi hanno radici profonde, a partire dalla mancanza di consapevolezza sul fatto che il cibo è qualcosa di profondamente sociale, non solo economico: sei cittadini non hanno da mangiare, come la storia ci insegna, può accadere di tutto. Ecco perché la sovranità alimentare dovrebbe essere un obiettivo da perseguire sempre, a prescindere dal contesto contingente”, conclude.