L’ex presidente della Figc commenta l’eliminazione degli azzurri e si toglie qualche sassolino dalla scarpa
Durante la sua presidenza in Federazione è stato tacciato per razzista e incompetente. Quando parlava della necessità di far giocare i giovani calciatori italiani (e non di affidarsi a troppi stranieri) subì critiche, attacchi e accuse di ogni tipo. Le sue frasi, certamente poco istituzionali, lo portarono al centro delle discussioni: “Le questioni di accoglienza sono una cosa, quelle del gioco un’altra. L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano – disse a luglio del 2014 -, se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che ‘Opti Poba‘ è venuto qua che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così”.
In quei giorni nessuno pensò alla sostanza del discorso. Si parlò solo ed esclusivamente della forma. Oggi Carlo Tavecchio si prende una piccola rivincita personale. L’ex presidente della Figa torna alla carica, e dopo l’eliminazione dell’Italia per mano della Macedonia del Nord, ribadisce: “Questione giovani? Gli attaccanti italiani si contano sulle punta delle dita di una mano, se non usiamo i nostri giovani non abbiamo alternativa che chiamare Tizio, Caio, Sempronio che non sono cresciuti nei nostri vivai. Abbiamo un sacco di gente che toglie il posto agli italiani. Mi diedero del razzista quando sollevai questo problema – dichiara a Radio Punto Nuovo – il pescare nel mare magnum degli stranieri porta a questi risultati”.
Tavecchio: “Dimissioni? Ognuno fa quello che vuole”
Dopo la mancata qualificazione ai Mondiali del 2018, Tavecchio lasciò il suo incarico. “Dimissioni? Ognuno fa quello che vuole. Dissi solo che chi doveva venire a giocare in Italia doveva avere un curriculum che dimostra che giocasse in una squadra rappresentativa del suo paese, come succede in Francia e in Inghilterra”. Sulla necessità di migliorare i centri federali: “Bisogna fare centri di formazione, è il primo passaggio per ottenere dei giovani che possano esprimersi a certi livelli. Bisogna potenziare questi centri e mettere dei limiti sull’utilizzo degli stranieri. Parlo ovviamente degli extracomunitari. La Lega di Serie A – ha concluso Tavecchio – si renderà conto del problema di quanto stia cadendo in basso il nostro calcio quando capiranno che non potranno più comprare giocatori a 5-6 milioni l’anno. Andiamo verso una naturale autarchia“.