Spese militari, anche nella maggioranza soffiano venti di guerra

Oggi dl Ucraina sarà all’esame delle commissioni Esteri e Difesa di Palazzo Madama a partire dalle 14.30

Venti di guerra soffiano anche in Italia, sulla delicata questione delle spese militari che sembrano accendere gli animi a Palazzo Chigi. Da una parte, c’è chi è favorevole all’invio di armi e anche all’aumento di budget, mentre dall’altra c’è chi sostiene il no al riarmo. Posizioni diverse e apparentemente inconciliabili che fanno già scricchiolare la maggioranza al governo.

Contrario alla soglia del 2% del Pil, per gli investimenti sulla difesa, è il Movimento 5 stelle, seguito da Leu. Una posizione così netta, quella dei pentastellati, tanto da far fallire anche un tentativo d’intesa avanzato dal ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà e i vertici dei vari gruppi a Palazzo Madama e delle due commissioni Esteri e Difesa che dovrebbero approvare il decreto. Sembra che M5S e Leu siano rimasti fermi sulle posizioni, senza accennare tentativi di mediazione. Il problema sembra ruotare, principalmente, attorno all’ordine del giorno di Fratelli d’Italia che chiede al governo di tener fede all’impegno di incrementare le spese per la difesa fino al 2%.

L’Italia dovrebbe però mantenere l’impegno preso con la Nato di portare al 2% le spese militari entro il 2024, indicazione che dovrebbe ritrovarsi nel Def, il Documento di economia e finanza che giovedì potrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri. Intanto, sarà chiamato ad esprimersi il Senato: oggi, con il voto delle commissioni riunite Esteri e Difesa; mercoledì o giovedì con la conversione in legge del decreto per i primi aiuti umanitari economici e militari dell’Italia all’Ucraina. Se l’ordine del giorno di Fratelli d’Italia dovesse essere rivotato a palazzo Madama , la maggioranza rischia davvero di spaccarsi proprio a causa del cambio di posizione del Movimento 5 stelle.

Oggi, quindi, il dl Ucraina sarà all’esame delle commissioni Esteri e Difesa di Palazzo Madama a partire dalle 14.30 mentre la discussione generale in Aula dovrebbe cominciare tra mercoledì e giovedì. La fiducia blinderebbe il decreto, facendo decadere ogni mozione collegata e quindi anche quella di Fdi. Si tratterebbe di un ultimo tentativo in extremis per salvare il provvedimento, dal momento che tutti confermerebbero la fiducia.

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