La riforma fiscale continua ad agitare la maggioranza. E il nuovo affondo di Salvini spaventa sia Draghi che il Pd.
E’ sempre scontro tra Draghi e il Centrodestra sulla riforma fiscale. In attesa dell’incontro che potrebbe aprire ad un compromesso, la Lega e Matteo Salvini non arretrano di un millimetro sul provvedimento e confermano il proprio no.
“Mi fa piacere che Draghi dica che non vuole aumentare le tasse – ha detto Matteo Salvini poco dopo l’udienza a Palermo per quanto riguarda il caso Open Arms – ma noi e il Centrodestra non votiamo un documento dove c’è scritto il contrario“.
Una posizione condivisa sia da Fratelli d’Italia che da Fi, anche se in quest’ultimo partito c’è una apertura ad una mediazione. “Alla fine prevarrà il buonsenso“, le parole del ministri Brunetta riportate da La Repubblica.
L’incontro con Draghi e la preoccupazione del Pd
Come detto, un quadro più chiaro della situazione si avrà dopo l’incontro tra Lega e Forza Italia e il premier Draghi. Un vertice che, come precisato da La Repubblica, non avverrà prima di martedì visto che il presidente del Consiglio ad inizio settimana sarà impegnato in una missione istituzionale in Algeria.
In attesa di questo incontro, c’è molta preoccupazione nel Pd per una crisi di governo. “E’ il Centrodestra che sta cercando di far cadere questo esecutivo – l’affondo di Enrico Letta dopo le dichiarazioni di Salvini – il leader della Lega non difende i cittadini da noi cattivi, ma sta cercando di evitare che si parli di Putin“. E Francesco Boccia ha aggiunto: “Si tratta di propaganda che ha come obiettivo quello di nascondere gli evasori“.
A queste parole è stata immediata la replica del partito di via Bellerio con il responsabile Economia Alberto Bagnai: “Le nostre perplessità sono articolate e assolutamente fondate“. Toni, quindi, sempre più accesi e una crisi di governo sempre possibile. Il futuro di questa maggioranza, quindi, continua ad essere incerto e l’incontro tra Draghi, Lega e Fi è destinato ad essere decisivo per l’esecutivo guidato dal premier Draghi.