Dopo l’accordo con l’Algeria, l’Italia è in grado di fare a meno del gas russo?

L’Italia vuole provare a svicolarsi da Mosca. Ma l’accordo firmato in Algeria può bastare per essere indipendenti da Putin?

Mario Draghi è stato protagonista di un blitz in Algeria, per cercare di trovare nuove forniture di gas e svicolarsi dall’egemonia russa. Gaffe a parte (Draghi ha confuso Algeria con Argentina, provocando ilarità sul web), l’obiettivo del Governo italiano è allentare la dipendenza verso Mosca e diversificare le forniture.”I nostri Governi hanno firmato una Dichiarazione d’Intenti sulla cooperazione bilaterale nel settore dell’energia. A questa si aggiunge l’accordo tra Eni e Sonatrach per aumentare le esportazioni di gas verso l’Italia”.

Con queste parole il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha ufficializzato  la firma dell’accordo bilaterale Italia-Algeria con il Presidente della Repubblica algerina democratica e popolare, Abdelmadjid Tebboune. Un accordo destinato a portare nel nostro Paese fino a 9 miliardi di metri cubi (Gmc) aggiuntivi e che trasformerà l’Algeria nel nostro principale fornitore di gas. Il viaggio di Draghi, insieme al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, è servito per accelerare la trattativa e permettere all’Italia di avere in tempi brevi, nuove forniture energetiche.

Ma sarà possibile rimpiazzare in tempi rapidi tutto il gas russo? L’Italia potrà sostituire le forniture di Putin e trovare nuovi partner che sostituiscano la Russia? A rispondere alla domanda arriva un’analisi dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), che prova a fare i conti in tasca all’Italia e all’Algeria. Con l’accordo stilato Transmed arriverà alla sua capacità massima, con forniture arrivate fino a 3 Gmc/a. “Altri 2,5 Gmc/a arriveranno sotto forma di gas liquefatto, avvicinandoci anche in questo caso alla capacità massima di rigassificazione italiana (12,2 contro 15 Gmc/a). E, anche se l’affitto di un’altra nave rigassificatrice è all’orizzonte, non arriverà prima del 2023. Nel frattempo, purtroppo, l’instabilità libica ci priva della nostra ultima alternativa. Insomma, se tutto andasse per il verso giusto quest’anno potremmo sostituire circa metà dei 28 Gmc/a di gas russo. E il resto?”.

L’Algeria da sola non può quindi sostituire Mosca, ma può almeno aiutare ad avere una prima alternativa. Sarà fondamentale trovare altri partner, con cui stipulare accordi. Entro fine mese Draghi toccherà altre tappe in Africa: in Congo (già dopo Pasqua), Mozambico e Angola. Stati che assieme a Nigeria, Qatar, Egitto e Indonesia completano la strategia di diversificazione delle fonti energetiche definita dall’Italia dopo l’invasione. “Ma non siamo certo gli unici in cerca di alternative – continua l’Aspi -: il mercato del gas mondiale è già oggi molto “tight” proprio a causa della domanda europea. Anche perché il gas algerino acquistato dall’Italia non sarà disponibile per altri Paesi UE, mentre a Roma non arriverà ulteriore GNL se il Qatar dovesse venderlo a Berlino.Si avverte la mancanza di un acquirente unico europeo, come abbiamo invece fatto per i vaccini. Invece non siamo così lontani da quel divide et impera su cui Mosca ha puntato per anni”.

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