La meditazione di Francesco per la Pasqua, nel mezzo delle polemiche con l’Ambasciata ucraina, tocca ancora una volta il tema della guerra e della pace che al contrario della prima non segue le strategie del mondo, le logiche della forza e del dominio. Ma si fonda su una certezza solida.
“La pace che Gesù ci dà a Pasqua non è la pace che segue le strategie del mondo, il quale crede di ottenerla attraverso la forza, con le conquiste e con varie forme di imposizione”. Queste le parole di Papa Francesco durante la catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata alla Pasqua. “Questa pace, in realtà, è solo un intervallo tra le guerre: lo sappiamo bene”, il duro riferimento critico di Francesco a quanto sta accadendo oggi nel mondo.
Bergoglio da settimane continua a invocare la pace con omelie, discorsi, interventi, libri. Tra pochi giorni uscirà in edicola e in libreria il libro “Contro la guerra. Il coraggio di costruire la pace”, in cui Bergoglio “presenta il dialogo come arte politica, la costruzione artigianale della pace e il disarmo come scelta strategica”, come spiegano i media vaticani. Parole che riprendono il suo intervento di oggi, e quanto da settimane prova a comunicare al mondo, che ciò la pace non può sostenersi su premesse aride e su un terreno scivoloso, ma che al contrario ha bisogno di una roccia su cui poggiarsi, e di una forza che per i cristiani non può venire dall’uomo.
Le parole del Papa durante l’Udienza
Si tratta del sostegno che le religioni, in una società sempre più secolarizzata in cui queste vengono sempre più marginalizzate dal dibattito pubblico, vogliono offrire al mondo e all’umanità che la abita. Quella di un Dio grazie a cui impostare la fondazione di una pace duratura e continua. “La pace del Signore segue la via della mitezza e della croce: è farsi carico degli altri”, sono le parole di Francesco durante l’udienza, che ha ricordato: “Cristo, infatti, ha preso su di sé il nostro male, il nostro peccato e la nostra morte”.
“Così ci ha liberati. Lui ha pagato per noi”, è il commento di Francesco. “La sua pace non è frutto di qualche compromesso, ma nasce dal dono di sé. Questa pace mite e coraggiosa, però, è difficile da accogliere. Infatti, la folla che osannava Gesù è la stessa che dopo pochi giorni grida Crocifiggilo e, impaurita e delusa, non muove un dito per lui”. Bergoglio ha poi proseguito sull’argomento a braccio, davanti a molti giovani festanti venuti da diversi Paesi nel mondo, in attesa dell’incontro che avverrà lunedì 18 in piazza San Pietro, a cui parteciperà tra gli altri anche il rapper vincitore di Sanremo Blanco.
“C’è un modo come il mondo ci dà la pace e un modo come Dio ci dà la pace, sono due modalità diverse”, ha spiegato il Papa. Molti hanno visto un riferimento, certamente non voluto ma dirimente, alla polemica scaturita da parte dell’ambasciata ucraina sulla scelta di Bergoglio di unire simbolicamente sotto la croce di Cristo, in occasione della Via Crucis, una famiglia russa e una ucraina, a testimoniare che non è certo colpa del popolo se oggi si sta vivendo questo dramma in Ucraina e in tante altre parti del mondo.
La polemica sollevata dall’Ambasciata Ucraina
Un modo diverso di fare la pace che però non sembra essere stato colto né dall’ambasciatore ucraino né tantomeno dal capo della Chiesa greco-cattolica, l’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč, Shevchuk, che ha definito i testi incriminato della meditazione preparata per la XIII stazione della Via Crucis al Colosseo “incomprensibili e persino offensivi”. Eppure si tratta di testi che parlano di pace e dell’unità di tutti i popoli davanti alla Passione del Signore Gesù. Recita infatti quella meditazione incriminata: “La vita che sembra perdere di valore. Tutto cambia in pochi secondi. L’esistenza, le giornate, la spensieratezza della neve d’inverno, l’andare a prendere i bambini a scuola, il lavoro, gli abbracci, le amicizie… tutto. Tutto perde improvvisamente valore”.
E ancora, con domande e parole che hanno molto a che fare con il dramma ucraino: “Dove sei Signore? Dove ti sei nascosto? Vogliamo la nostra vita di prima. Perché tutto questo? Quale colpa abbiamo commesso? Perché ci hai abbandonato? Perché hai abbandonato i nostri popoli? Perché hai spaccato in questo modo le nostre famiglie? Perché non abbiamo più la voglia di sognare e di vivere? Perché le nostre terre sono diventate tenebrose come il Golgota?”.
Prima di una forte invocazione finale a favore della pace. “La rabbia ha lasciato il passo alla rassegnazione”, recita l’ultimo paragrafo. “Sappiamo che Tu ci ami, Signore, ma non lo sentiamo questo amore e questa cosa ci fa impazzire. Ci svegliamo al mattino e per qualche secondo siamo felici, ma poi ci ricordiamo subito quanto sarà difficile riconciliarci. Signore dove sei? Parla nel silenzio della morte e della divisione ed insegnaci a fare pace, ad essere fratelli e sorelle, a ricostruire ciò che le bombe avrebbero voluto annientare”.
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Il Papa si è poi soffermato sulla sulla differenza tra la Domenica delle Palme e la Domenica di Pasqua, due domeniche che “si caratterizzano per la festa che viene fatta intorno a Gesù”. Ma anche “due feste diverse”, ha commentato il Pontefice. “Domenica scorsa abbiamo visto Cristo entrare solennemente a Gerusalemme, come una festa, accolto come Messia”, e si festeggia perché si “vede nell’ingresso di Gesù l’arrivo di un nuovo re, che avrebbe portato pace e gloria”, probabilmente “una pace gloriosa”.
“Ma Gesù non parla mai di questo”, obietta Francesco. “Ha davanti a sé una Pasqua diversa, non una Pasqua trionfale. L’unica cosa a cui tiene per preparare il suo ingresso a Gerusalemme è cavalcare un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Ecco come Cristo porta la pace nel mondo: attraverso la mansuetudine e la mitezza, simboleggiate da quel puledro legato, su cui nessuno era salito. Nessuno, perché il modo di fare di Dio è diverso da quello del mondo. Gesù, infatti, appena prima di Pasqua, spiega ai discepoli: Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Sono due modalità diverse: c’è un modo come il mondo ci dà la pace e un modo come Dio ci dà la pace, sono diverse”.