Un vero e proprio sgarbo al Papa da parte del mondo della comunicazione ucraina che ha deciso di non diffondere immagini dal Colosseo
La guerra divide sempre di più. Un piccolo grande sgarbo a Papa Francesco, che fa portare la croce a russi ed ucraini insieme: i media cattolici online come UGCC Live TV, la rivista cattolica Credo, Radio Maria e EWTN Ucraina così come le tv nazionali ucraine hanno deciso di non diffondere per la prima volta nella storia la Via Crucis in diretta dal Colosseo. A farlo sapere il Sir riprendendo l’agenzia di informazione Risu, che a sua volta annuncia che il suo sito web farà lo stesso.
C’è anche stata una variazione alla XIII stazione della Via Crucis col Papa al Colosseo. Una donna russa e una ucraina, Irina e Albina, due amiche, come deciso dal Vaticano, hanno portato la Croce nonostante le polemiche sollevate dagli ucraini. Ma lo hanno fatto nel silenzio. Orazio Coclite, voce storica della Via Crucis, ha detto: “Di fronte alla morte, il silenzio è più eloquente delle parole. Ognuno preghi nel proprio cuore per la pace nel mondo“. E’ seguito un silenzio per tutta la durata della meditazione, che appunto è stata cancellata.
Vitalii Kryvytsky: “Condivido l’opinione di molti miei connazionali riguardo al dolore che la XIII stazione provoca alle nazioni in conflitto piuttosto che unirle”
“L’ultimo evento trasmesso è stata la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria di Russia e Ucraina da parte da parte del Pontefice”. La decisione è stata presa in protesta all’idea di far portare la croce alla stazione XIII da una donna ucraina e una russa in segno di riconciliazione. Un gesto potentissimo che però non è stato ben compreso dalla gente in Ucraina. Sulla vicenda nei giorni scorsi era intervenuto anche il capo della chiesa greco-cattolica ucraina Sviatoslav Shevchuk che in un comunicato aveva parlato di 2un’idea inopportuna” e aveva assicurato di essersi fatto portavoce presso la Sede Apostolica della “grande indignazione e il rifiuto di questo progetto da parte degli ucraini di tutto il mondo“.
Della stessa opinione anche il vescovo cattolico latino di Kiev mons. Vitalii Kryvytsky: “Condivido – aveva detto – l’opinione di molti miei connazionali riguardo al dolore che la XIII stazione provoca alle nazioni in conflitto piuttosto che unirle. Il gesto di riconciliazione in sé è buono, ma i dettagli delle circostanze possono non essere intesi al di fuori del conflitto in quanto non sono univoci“. Anche il nunzio apostolico di Kiev, mons. Visvaldas Kulbokas, si era espresso: “Le Chiese e organizzazioni religiose in Ucraina desiderano anch’esse adoperarsi per la riconciliazione, tuttavia sanno che di essa potranno parlare solo quando si ferma l’aggressione. E quando gli ucraini potranno salvarsi la vita e la libertà“.