Storico via libera dal Comitato etico della Asl delle Marche: arriva l’ok al primo suicidio assistito dopo la verifica delle condizioni fissate dalla Corte Costituzionale.
É una sentenza storica. In passato casi analoghi hanno fatto scalpore, e il tema è delicato, ma tristemente attuale. Il Comitato etico della Asl delle Marche ha verificato tutte le condizioni fissate dalla Corte Costituzionale, dando l‘ok al suicidio assistito per un uomo tetraplegico da 11 anni. Il caso riguarda un uomo di 43 anni, ex camionista, rimasto coinvolto in un brutto incidente stradale.
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Sarà il primo italiano ad incassare il via libera per il suicidio medicalmente assistito nel nostro paese. Lo ha stabilito il Comitato etico dell’azienda sanitaria di riferimento, la Asur Marche, con una decisione che stravolgerà quanto fatto fino ad ora. É stato infatti accertato che nel suo caso ci sono le condizioni per accedere al farmaco letale. L’iter è stato molto lungo ed ha tenuto conto dei casi analizzati in precedenza, e a far riflettere sono le parole del 43enne, che ha commentato la decisione.
Via libera al primo suicidio assistito in Italia: il commento dell’uomo che avrà accesso a questa possibilità
Sono serviti 14 mesi di lungo lavoro. Di analisi per verificare se ci siano o meno le condizioni per il via libera. Più di un anno, in cui una squadra di medici ha lavorato sulle 4 condizioni involabili stabilite dalla Corte Costituzionale. Sono l’irreversibilità della malattia, l’insostenibilità del dolore e la chiara volontà del paziente. Sono arrivate anche due diffide all’Asur, ma l’ok è arrivato ugualmente.
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Il camionista 43enne ha preso la sua decisione, e ha commentato il via libera del Comitato etico della Asl delle Marche. “Sono svuotato dalla tensione accumulata in questi anni”, sono le parole dell’uomo raccolte dall’Associazione Coscioni, che si è battuta per estendere all’Italia il suicidio assistito. L’uomo ha spiegato le sue ragioni con un toccante messaggio in cui ha spiegato i motivi della scelta. “Sono stanco e voglio essere libero di scegliere il mio fine di vita. Nessuno può dire che non sto troppo male per continuare a vivere in queste condizioni e condannarmi ad una vita di torture. Bisogna mettere da parte ideologie, ipocrisia, indifferenza. Ognuno si prenda le proprie responsabilità perché si sta giocando sul dolore dei malati”.