La Camera ha dato il via libera alla riforma del Csm. Soddisfatta la ministra Cartabia, ma la maggioranza ancora una volta si è spaccata. Ecco tutte le reazioni della politica a questo provvedimento.
La riforma del Csm ha superato l’ostacolo Camera, ma la maggioranza si è ancora una volta spaccata. Il provvedimento, fortemente voluto dalla ministra Cartabia, ha ottenuto il via libera di Montecitorio con 328 voti a favore, 41 contrari e 25 astenuti. Il testo ora passa direttamente al Senato per l’approvazione definitiva e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Come detto in precedenza, la maggioranza si è presentata spaccata in Aula. Se Lega e Fi, nonostante alcuni dubbi, hanno deciso di dare il proprio voto a favore, Italia Viva si è astenuta. Voto contrario, invece, per FdI e L’alternativa c’è.
Soddisfatta, invece, la ministra Cartabia subito dopo il voto in Senato: “Siamo a un passaggio importante, abbiamo proposto la migliore riforma possibile anche se siamo consapevoli che tutto è perfettibile“.
Riforma Csm, le reazioni della politica
Soddisfazione da parte di Pd e Forza Italia. “Quella del Csm è una riforma necessaria e molto attesa – ha detto la dem Rossomando riportata da TgCom24 – il provvedimento non si limita solo alla modifica elettorale, ma introduce norme di funzionamento come lo stop alle nomine a pacchetto, la separazione tra disciplinare e nomine. Ora ci aspettiamo un rapido avvio dell’iter al Senato per arrivare al via libera definitivo“.
“La riforma del Csm contiene finalmente risposte a tematiche da molti anni nostro oggetto di battaglie – ha detto il forzista Zanettin – le porte girevoli tra politica e magistratura vengono definitivamente chiuse“.
Contraria al provvedimento Italia Viva. “In questo modo si rinuncia a dare autorevolezza alla politica – ha detto Cosimo Ferri durante le dichiarazioni di voto – invece di dettare una visione dell’ordinamento giudiziario la riforma recepisce le circolari del Csm nella normativa primaria. E’ dunque una riforma inutile che non va ad incidere su questo tema. La politica, dunque, rinuncia a fare il legislatore”.