Un blocco del gas russo in Italia potrebbe avere effetti sui consumi?

La Russia ha sospeso la fornitura di gas a Polonia e Bulgaria a causa del mancato pagamento delle forniture in rubli. Ci sono delle prossime scadenze che potrebbero interessare anche l’Italia? 

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(Ansa)

I contratti che interessano l’Italia, in gran parte legati ad Eni, sono coperti da segreto. In questi giorni si è tuttavia spiegato che il contratto della stessa Eni con la russa Gazprom è a cadenza mensile. Per questo c’è chi si domanda se presto potrebbero arrivare problemi anche per il nostro Paese. 

Il Cremlino ha infatti stabilito che ogni azienda europea importatrice di gas e dei Paesi considerati ostili, tra cui l’Italia, dovrebbe avere due conti presso l’istituto controllato dal monopolio di Stato russo del metano, Gazprombank. Uno dovrebbe essere in euro e l’altro in rubli.

In Italia Eni sta avviando l’iter per l’apertura di un conto in valuta russa, nonostante al momento stia ancora pagando in euro. Al momento la Commissione Ue ha pubblicato delle linee-guida rivolte alle compagnie europee per evitare che queste possano scavalcare le sanzioni.

Tutto ruota intorno alla decisione della Ue sul gas russo

Così ora tutto riguarda la decisione della Ue su un embargo del gas russo. In quel caso, tutto si tradurrebbe con un blocco delle forniture, che farebbe rischiare addirittura il razionamento dei consumi. Al momento il governo sta studiando un piano strategico che possa proteggere famiglie e imprese. 

Si punta principalmente a riempire gli stoccaggi in vista del prossimo inverno, che possa coprire cioè il fabbisogno sia di fabbriche e centrali termoelettriche per la produzione di energia sia del consumo quotidiano delle famiglie. Già dal prossimo 1 maggio arriveranno infatti le prime strette su termosifoni e condizionatori delle pubbliche amministrazioni e delle scuole.

Il governo punta infatti a tagliare i consumi di gas per circa 4 miliardi di metri cubi entro il 2022, fermo restando il problema ancora aperto su chi dovrà fare i controlli. È poi in essere un piano per sbloccare le estrazioni soprattutto in Sicilia e nel mar Adriatico, in modo di aumentare la produzione nazionale di gas. Rispetto ad oggi in cui il gas italiano copre poco meno del 5% del fabbisogno nostrano.

Oltre a queste, si sta ragionando sul ritorno della produzione di energia da parte delle centrali a carbone, e probabilmente si massimizzerà il funzionamento delle quattro centrali italiane riportandole al totale delle loro capacità, che permetterebbe di fare risparmiare ai conti pubblici italiani 3,5 miliardi di metri cubi annui di gas per produrre energia elettrica.

I restanti metri cubi di gas importati dalla Russia, nel caso dovessero fermarsi verrebbero coperti dal flusso dall’Azerbaijan per 2,5 miliardi di metri cubi, dal 2023 dall’Algeria per 9 miliardi e da Angola, Congo, Mozambico, Qatar e infine dagli Stati Uniti. 

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