“Spiritualmente inginocchiato davanti alla Vergine”, il Papa affida a Maria “l’ardente desiderio di pace di tante popolazioni che in varie parti del mondo soffrono l’insensata sciagura della guerra”.
Alla Vergine il Papa ha presentato le sofferenze e le lacrime del popolo ucraino. “Di fronte alla pazzia della guerra continuiamo per favore a pregare ogni giorno il Rosario per la pace, e preghiamo per i responsabili delle nazioni, perché non perdano il fiuto della gente che vuole la pace e sa bene che le armi non la portano mai“.
Le parole del Papa alla recita del “Regina Caeli” si sono centrate su tre verbi attraverso il quale “Gesù ci parla del legame che c’è tra il Signore e ciascuno di noi”, utilizzando “un’immagine tenera e bella, quella del pastore che sta con le pecore”. Queste tre parole sono “ascoltare, conoscere, seguire”.
Le tre parole indicate dal Papa nel Regina Caeli
“Ascolto significa disponibilità, docilità, tempo dedicato al dialogo”, ha spiegato Francesco. “Oggi siamo travolti dalle parole e dalla fretta di dover sempre dire e fare qualcosa. Anzi, quante volte due persone stanno parlando e non si aspetta che l’altra finisce il pensiero, la taglia a metà cammino e risposte, ma lasciala parlare bene! Non c’è ascolto, questo è un male del nostro tempo. Siamo travolti dalle parole e dalla fretta di dovere sempre dire qualcosa. Abbiamo paura del silenzio”.
Il pensiero del Papa è quindi rivolto al fatto che oggi non ci si ascolta. “Quanta fatica si fa ad ascoltarsi! Fino alla fine. Lasciare che l’altro si esprima. Ascoltarsi in famiglia, a scuola, al lavoro, persino nella Chiesa!”. Tutto questo perché “chi ascolta gli altri ascolta anche il Signore, e viceversa. E sperimenta una cosa molto bella, cioè che il Signore stesso ascolta: ci ascolta quando lo preghiamo, quando ci confidiamo con Lui, quando lo invochiamo. Ascoltare Gesù diventa così la via per scoprire che Egli ci conosce”.
Il secondo verbo riguarda la conoscenza e il fatto che “Egli conosce le sue pecore. Ma ciò non significa solo che sa molte cose su di noi: conoscere in senso biblico vuol dire amare. Vuol dire che il Signore, mentre “ci legge dentro”, ci vuole bene, non ci condanna. Se lo ascoltiamo, scopriamo questo, che il Signore ci ama. Allora il rapporto con Lui non sarà più impersonale, freddo o di facciata. Gesù cerca una calda amicizia, una confidenza, un’intimità”.
Gesù, ha spiegato Francesco, “vuole donarci una conoscenza nuova e meravigliosa: quella di saperci sempre amati da Lui e quindi mai lasciati soli a noi stessi. Stando con il buon pastore si vive l’esperienza di cui parla il Salmo: «Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me»”. Tutto questo, ha continuato Francesco, “soprattutto nelle sofferenze, nelle fatiche, nelle crisi, che sono buie: Lui ci sostiene attraversandole con noi. E così, proprio nelle situazioni difficili, possiamo scoprire di essere conosciuti e amati dal Signore”.
Infine il terzo e ultimo verbo, quello che ci invita a seguire la strada di Dio, il Buon Pastore che conduce alla meta il suo popolo. “Le pecore che ascoltano e si scoprono conosciute seguono il loro pastore”, ha concluso Francesco. “Chi segue Cristo, che cosa fa? Va dove va Lui, sulla stessa strada, nella stessa direzione. Va a cercare chi è perduto, si interessa di chi è lontano, prende a cuore la situazione di chi soffre, sa piangere con chi piange, tende la mano al prossimo, se lo carica sulle spalle”.