Mascherine a scuola, non si ferma la polemica: Speranza sempre più in difficoltà

Lo scoop di Fuori dal Coro sulle mascherine a scuola ha messo in seria difficoltà il ministro Speranza. E la linea scelta sembra essere una ammissione di colpa.

Nessuna smentita da parte del ministero della Salute sulla lettera firmata da Gianni Rezza sulle mascherine a scuola e resa nota da Fuori dal Coro. In molti si aspettavano un comunicato stampa per chiarire meglio quanto successo, ma da parte di Lungotevere Ripa e di viale Ribotta non è arrivato nulla, un silenzio che sa di ammissione di colpa.

Scuola
La decisione di prorogare l’obbligo delle mascherine a scuola continua a far discutere. Le ultime © Ansa

Secondo quanto riferito da La Verità, il ministro era pronto a scaricare tutta la responsabilità al Cts, ma la presenza di diverse personalità del ministero della Salute (come lo stesso Rezza ndr) ha portato Speranza a tenere la linea del silenzio, almeno per ora. Una decisione che sembra confermare quanto scritto su quella missiva: l’obbligo delle mascherine a scuola è stato confermato per una decisione politica e non scientifica.

Mascherine a scuola, sempre più una decisione politica

Roberto Speranza
La proroga dell’obbligo delle mascherine a scuola sembra essere più una decisione politica che scientifica © Ansa

La conferma dell’obbligo delle mascherine a scuola sembra essere sempre più una decisione politica che scientifica. A conferma di questa ipotesi la lettera che lo stesso Gianni Rezza ha inviato ad uno studio legale di Firenze nella quale si diceva di non essere in possesso di dati sui rischi/benefici della misura.

Insomma, tutto fa pensare ad una scelta precauzionale ma non assolutamente basata su rilevanze scientifiche. E il silenzio da parte del ministero sembra essere una conferma di una scelta avvenuta senza avere dei riscontri certi sui rischi e benefici della misura.

Vedremo se nei prossimi giorni ci saranno delle dichiarazioni o delle comunicazioni da parte del ministro Speranza oppure si deciderà di fare un mea culpa silenzioso e soprattutto in vista del 15 giugno si prenderanno decisioni basate su dati scientifici. Sicuramente, come detto in precedenza, il titolare della Salute è sempre più in difficoltà e solo nel difendere le misure restrittive per contrastare la pandemia.

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